Ad una situazione eccezionale, si stanno prorogando misure altrettanto eccezionali che grazie ad un pressing continuo da parte di UIL-CGIL-CISL, si protrarranno almeno fino al 31 marzo 2021 quando, purtroppo, scatterà 1 anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
E’ chiaro il riferimento alla cassa integrazione con causale Covid-19, che ha cumulato da aprile oltre 3 miliardi di ore, e al blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo: un connubio di interventi che si è dimostrato fondamentale per la salvaguardia occupazionale delle tante lavoratrici e lavoratori con contratti a tempo indeterminato.
E se, soprattutto grazie al blocco dei licenziamenti, assistiamo ad una forte riduzione tendenziale delle cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato con un calo del 35%, come emerge da una nostra elaborazione dei dati Inps dell’Osservatorio sul Precariato riferiti al periodo marzo-agosto, d’altra parte è del tutto evidente il pesante e negativo effetto di questa crisi che si è tradotto in un calo tendenziale del 42,6% dei rapporti di lavoro attivati in cui rientra il mancato rinnovo di 770 mila contratti temporanei.
Quindi da una parte la tenuta dell’occupazione e, dall’altra, il preoccupante “taglio” di posti di lavoro instabili e temporanei su cui sono intervenute in questi mesi indennità non sempre sufficienti e, soprattutto, non sempre esaustive a coprire tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori coinvolti dalla crisi per i quali va posta la stessa attenzione e lo stesso “ristoro” degli altri.
In tale contesto, la messa in atto delle attuali misure non deve farci cullare e perdere di mira il post- Covid, ponendo già da ora il sistema in grado di disporre tutti i necessari salvagenti per evitare di trovarci di fronte ad un grande problema sociale. Primo tra tutti la connessione tra ammortizzatori sociali e un efficiente sistema di politiche attive.