«Il ritorno della giungla nella storia e il martirio in corso del popolo ucraino, evocati nello storico discorso del premier Mario Draghi in Parlamento, ha ricompattato, sulle misure di sostegno alla resistenza ucraina contro l’invasione imperialista dell’esercito russo, la sua fragile e litigiosa maggioranza, nonché meritoriaMente associato anche l’opposizione.
Un esempio sostanziale di unitá nazionale, la cui coerenza e la cui compattezza saranno messe alla prova nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, a seconda degli esiti di una guerra, basata sulla disinformazione, programmata e scatenata a freddo dal tiranno del Cremlino, il quale rischia di essere accusato anche di crimini di guerra e contro l’umanitá.
E si scoprirá, in tal modo, se tutti i populisti, i sovranisti, gli antieuropeisti e i negazionisti nostrani, accampati persino presso le tende dei novax, hanno scelto di mettersi al riparo dalla bufera, sotto il largo ombrello di Draghi, in maniera solo contingente o per scelta di campo definitiva, ripudiando le ambiguitá, i doppi giochi, i compromessi, ancora oscuri, del passato, con la dittatura putiniana.
Unimpresa auspica che questa unitá si rinnovi, a breve e per la fine della legislatura, su tutti gli ulteriori provvedimenti che il governo sará costretto a prendere, in un’economia ormai di guerra, sulla fuoriuscita dalla pandemia, sulle riforme strutturali, sui progetti attuativi del Pnrr e, in particolare, sulle misure di controllo del carovita e dell’inflazione, che stanno falcidiando famiglie e imprese, specie le pmi».
Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Ora che il velo delle interessate, antistoriche e folli illusioni sul dittatore russo è stato squarciato dal suo stesso disegno egemonico, contro la democrazia e la libertá, non sará più possibile, per alcuno, in Italia e in Europa, giocare di sponda, per ideologia o per interesse, con le autocrazie dittatoriali, i nuovi mostri del ventunesimo secolo. Anche perché il popolo italiano ha aperto gli occhi e sarà presto chiamato a giudicare, severamente e senza appelli, la nostra classe politica» aggiunge Lauro.