Il PE accoglie con favore le misure positive incluse nella nuova strategia UE per la parità di genere, ma chiede ulteriori azioni e obiettivi specifici e vincolanti.

Con la relazione adottata giovedì, i deputati descrivono la strategia per la parità di genere della Commissione per il periodo 2020-2025 come ambiziosa, ma allo stesso tempo si rammaricano per la vaghezza e la mancanza di specifici obiettivi da raggiungere entro il 2025, nonché di chiari strumenti di monitoraggio.

Il testo non legislativo è stato adottato con 464 voti favorevoli, 119 contrari e 93 astensioni.


Combattere la violenza contro le donne

Per quanto riguarda la Convenzione di Istanbul, il PE sostiene l’intenzione della Commissione di proporre, nel corso del 2021, delle misure per raggiungere gli obiettivi della Convenzione, nel caso in cui alcuni Stati membri continuino a bloccarne la ratifica.

I deputati nutrono profonde preoccupazioni per la natura, la portata e la gravità della violenza e delle molestie sul posto di lavoro e chiedono delle misure vincolanti per definire e impedire che ciò accada. Tra queste, l’accesso a meccanismi sicuri ed efficaci per la denuncia di genere e la risoluzione delle controversie, campagne di formazione e di sensibilizzazione, servizi di supporto e di risarcimento.

Inoltre, i deputati chiedono una direttiva UE per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere, in particolare le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione e i matrimoni forzati, lo sfruttamento e il traffico sessuale, la violenza sul web e l’incitamento online all’odio verso le donne.


Colmare il divario retributivo di genere

Per colmare il divario retributivo di genere, la Commissione dovrebbe presentare quanto prima una serie di misure vincolanti in materia di trasparenza salariale.

Nel contesto della pandemia, il 70% della forza lavoro globale in ambito sanitario e sociale è costituita da donne, che spesso percepiscono una retribuzione minimo. I deputati chiedono che i salari e le condizioni di lavoro nei settori fortemente dominati dalle donne, come l’assistenza, la sanità e la vendita al dettaglio, siano uniformati.


Contrastare il contraccolpo a scapito della parità di genere

I deputati sono poi profondamente preoccupati per il contraccolpo a sfavore dei diritti delle donne in alcuni Paesi UE, in particolare per il diritto all’aborto e l’accesso ad un’educazione sessuale completa in Polonia e per la riforma adottata in Ungheria che attacca i diritti della comunità transessuale e intersessuale. Il PE chiede che la situazione dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere sia continuamente monitorata, comprese le campagne di disinformazione e le iniziative regressive in tutti i Paesi UE, e che venga messo a punto un sistema di allarme che avvisi quando questi diritti vengono negati.


Citazione

La relatrice Maria Noichl (S&D, DE), ha dichiarato: “Oggi il Parlamento europeo rimette all’ordine del giorno l’uguaglianza di genere. Diciamo sì a una società paritaria di genere e no alla violenza contro donne e ragazze di ogni estrazione sociale. Se non cambia nulla nell’UE, ci vorranno più di 65 anni per raggiungere l’uguaglianza di genere. La strategia per la parità di genere e le azioni proposte rappresentano una via più rapida verso la parità tra uomini e donne. Rafforzano inoltre la nostra posizione sulla contrapposizione contro i diritti delle donne che si sta verificando in diversi Stati membri. Lo Stato di diritto in Europa può esistere solo con la parità di genere – senza di essa, la democrazia è in ritardo”.

La strategia per la parità di genere 2020-2025, presentata nel marzo 2020 dalla Commissione, delinea una serie di azioni chiave per porre fine alla violenza di genere e agli stereotipi, per la garanzia di pari partecipazione e opportunità nel mercato del lavoro (compresa la parità di retribuzione) e per il raggiungimento dell’equilibrio di genere nel processo decisionale e politico.

I paesi UE hanno ottenuto un punteggio medio di 67,9 su 100 nell’indice di parità di genere del 2020. Un punteggio che è migliorato di soli 5,9 punti dal 2005. Il divario di genere nell’UE in termini di retribuzione oraria è del 16% e sale al 37% per il reddito da pensione.