Non c’è più tempo da perdere per fronteggiare l’emergenza climatica. È il grido di allarme lanciato dagli scienziati dell’IPCC (il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) con l’ultimo rapporto pubblicato oggi. Il surriscaldamento del pianeta, con un aumento della temperatura media globale di 1.1°C rispetto all’era preindustriale (1850-1900), sta già avendo impatti diffusi e disastrosi che colpiscono la vita di miliardi persone in tutto il mondo. L’aumento di ondate di calore, siccità ed inondazioni sta già superando il livello di guardia. Questi eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a cascata che sono sempre più difficili da gestire. Oltrepassare la soglia di 1,5°C entro la fine del secolo avrà effetti devastanti e irreversibili sull’ecosistema globale e sulle generazioni future.
“La buona notizia che emerge dal rapporto IPCC presentato oggi – commenta il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – è che siamo ancora in tempo per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. Serve però un’immediata inversione di rotta. Le politiche climatiche messe in campo dai governi sino ad ora ci portano pericolosamente verso un aumento della temperatura media globale di quasi 3°C entro la fine del secolo. Il rapporto su questo è chiaro. L’obiettivo di 1.5°C è ancora raggiungibile. Non vi sono ostacoli tecnologici o finanziari. È solo una questione di volontà politica. Serve subito mettere in campo politiche climatiche ambiziose in grado di ridurre le emissioni climalteranti globali del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. Un contributo importante può e deve venire dal phasing-out dei sussidi alle fonti fossili entro il 2030 che può consentire una riduzione del 10% delle emissioni globali. Nello stesso tempo va attuata la decarbonizzazione del settore elettrico con il phasing out del carbone, entro il 2030 per i Paesi OCSE ed il 2040 a livello globale, e del gas fossile entro il 2035 per i Paesi OCSE ed il 2040 a livello globale. Altrimenti non sarà possibile mantenere vivo l’obiettivo di 1.5°C. L’Europa, con il pieno apporto e sostegno dell’Italia, deve fare da apripista tra i Paesi OCSE. E accelerare la giusta transizione verso un futuro libero dalle fossili e 100% rinnovabile. Solo così sarà possibile ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, andando oltre il 57% annunciato alla COP27, in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C”.
Per centrare l’obiettivo del 65% serve un ulteriore passo in avanti e raggiungere almeno il 50% di rinnovabili ed il 20% di efficienza energetica entro il 2030. Obiettivi questi che combinati con il phasing-out del carbone entro il 2030 e del gas fossile entro il 2035, insieme al phasing-out della vendita di veicoli con motori a combustione interna entro il 2035, possono consentire all’Europa di raggiungere la neutralità climatica ben prima del 2050. Anche l’Italia deve fare la sua parte con la revisione, prevista entro il prossimo giugno, del suo Piano Integrato Clima ed Energia (PNIEC) andando ben oltre l’inadeguato obiettivo climatico nazionale del 51% proposto nel PNRR per il 2030. “L’Italia – spiega Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – può centrare l’obiettivo climatico del 65% grazie soprattutto al contributo delle rinnovabili. Secondo Climate Analytics, nel nostro Paese è possibile raggiungere almeno il 60% nel mix energetico e fino al 90% nel mix elettrico entro il 2030. E arrivare al 100% di rinnovabili nel settore elettrico già nel 2035, creando così le condizioni per arrivare alla neutralità climatica ben prima del 2050. Una scelta già fatta dalla Germania, che si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2045 con il 100% di produzione elettrica rinnovabile entro il 2035”.
Per Legambiente solo così sarà possibile vincere la sfida della duplice crisi, energetica e climatica, che rischia di mettere in ginocchio l’Europa e l’Italia. Una sfida che possiamo e dobbiamo vincere grazie anche al sostegno di una larga maggioranza degli italiani. Come evidenzia il Climate Survey della Banca Europea degli Investimenti (BEI), ben il 77% degli italiani ritiene che l’invasione russa dell’Ucraina e le sue conseguenze debbano accelerare la transizione energetica del nostro Paese. Altrimenti, se non riduciamo drasticamente i nostri consumi energetici nei prossimi anni, per l’89% degli italiani rischiamo la catastrofe climatica.