Per salvare la spesa degli italiani costretti a tagliare del 5% in quantità il cibo acquistato nel 2023 e difendere la sovranità alimentare del Paese è necessario aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera per soddisfare gli investimenti proposti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura. E’ quanto chiede la Coldiretti al tavolo sul PNRR con il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Francesco Lollobrigida nel sottolineare che occorre raddoppiare i fondi per l’agroalimentare che si è dimostrato capace di assorbire le risorse di chi non riesce a spendere come dimostrano le domande presentate dalle nostre imprese sui bandi aperti, dalle filiere alle energie fino alla logistica.
La Coldiretti propone quindi di investire su tre grandi assi con misure sui contratti di filiera e la logistica, l’innovazione e la semplificazione. È il momento di colmare il gap logistico che frena ancora il nostro potenziale di export ma anche intervenire per contrastare gli effetti del cambiamento climatico realizzando come proposto dalla Coldiretti e dall’Anbi il Piano invasi per costruire bacini di accumulo nel Paese, per contrastare la siccità, dare acqua alle famiglie e agli agricoltori, produrre energia. Positivi sono stati i risultati presentati dal Masaf e in particolare le modifiche migliorative sulla misura del Parco agrisolare, che consentirà di spendere oltre 800 milioni di euro per gli impianti fotovoltaici sui tetti di stalle e cascine senza consumo di suolo.
E’ importante la complementarietà con il Fondo innovazione della legge di bilancio, che vale 225 milioni di euro. Vanno sostenuti infatti – sostiene la Coldiretti – gli investimenti per l’innovazione anche sui piccoli agricoltori per utilizzo di sensoristica e piattaforme di agricoltura e irrigazione di precisione, che rispondano anche all’adattamento climatico.
È necessario semplificare il più possibile i decreti attuativi delle diverse misure, tenendo conto che è essenziale un grado di flessibilità per affrontare il continuo incremento dei costi, che rischia di essere fortemente penalizzante rispetto alle domande presentate. In questo contesto – conclude Coldiretti – è decisivo potenziare le strutture amministrative competenti per le diverse misure, assicurando l’efficienza e l’efficacia dell’azione della PA affinchè possano garantire risposte adeguate ed in tempi certi alle imprese.