Corre il rischio di far saltare oltre 100.000 posti di lavoro, incentivando il nero, la norma volta a reintrodurre il limite di 24 mesi per la durata dei lavoratori in somministrazione inviati in missione. Il vincolo è contenuto in un emendamento presentato dall’onorevole Susy Matrisciano (Movimento 5 Stelle).
Tale misura, nel porre un limite temporale al datore di lavoro per mandare in missione un suo lavoratore, potrebbe improvvisamente tagliare fuori dall’occupazione un numero importante di addetti.
Si configurerebbe una vera e propria “tagliola”: le agenzie “interinali”, infatti, non avrebbero alcuna possibilità di ricollocare chi ha maturato i 24 mesi di anzianità. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa secondo il quale la misura proposta dal Movimento Cinque Stelle contiene limiti di utilizzo ai contratti a tempo determinato e alle somministrazioni, col risultato di espellere da mercato del lavoro chiunque abbia raggiunto determinati limiti.
«Il rischio conseguente a certe misure è la crescita del lavoro nero» spiega il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.
«Ancora una volta, lanciamo un appello al ministro del Lavoro Orlando, che ha già ascoltato Unimpresa con il ripristino dell’equiparazione della quarantena alla malattia, e a tutte le forze politiche affinché favoriscano il ritiro di questo emendamento. Chiediamo, inoltre, all’onorevole Matrisciano di incontrarci: desideriamo capire le ragioni alla base di questa singolare proposta normativa» aggiunge il consigliere nazionale di Unimpresa.
«Evidentemente al Movimento 5 Stelle non sono bastati i danni fatti al mondo del lavoro con il decreto dignità (solo parzialmente alleviati con le deroghe succedutesi nel periodo pandemico) e che ha nella parte del contratto a tempo determinato inspiegabilmente (ed unicamente nello scenario dei principali Paesi) ingessato un mercato del lavoro che invece viaggia sempre più velocemente e che richiede in questo momento come non mai una grande flessibilità, sostenuta dalla riforma degli ammortizzatori sociali» osserva Assi.
«Finalmente un segnale di flessibilità stava per arrivare con il decreto fiscale (comma 15, articolo 11, decreto legge 146 del 2021) che riproponeva la disposizione del decreto agosto che consente all’impresa utilizzatrice di fruire di periodi di missione a tempo determinato anche superiori ai 24 mesi con lo stesso lavoratore somministrato, per le identiche mansioni e per lo stesso livello contrattuale abolendo il limite temporale di applicazione, fissato al 31 dicembre 2021.
Il legislatore difatti ha ritenuto correttamente che le garanzie di stabilità al lavoratore siano fornite dalla tipologia contrattuale (a tempo indeterminato) utilizzata dal datore di lavoro (agenzia di somministrazione) e non dalla prestazione a termine prevista dall’azienda utilizzatrice, escludendo definitivamente così dal calcolo sulla durata massima dei contratti a tempo determinato le missioni effettuate dai lavoratori in somministrazione che hanno un rapporto a tempo indeterminato con l’Agenzia per il lavoro, anche nel caso in cui vengano inviati in missioni “a tempo”.
Un primo passo verso un “nuovo” mercato del lavoro, dove il lavoratore era garantito non soltanto dal suo datore di lavoro (l’agenzia di somministrazione) con un contratto a tempo indeterminato, ma anche e soprattutto dall’impresa utilizzatrice che in questa maniera poteva tranquillamente dare lavoro alla risorsa senza però ingessarsi, ma andando di pari passo con lo sviluppo della sua attività imprenditoriale».