Cia-Agricoltori Italiani rivendica il “giusto prezzo” ai produttori di grano e per protesta ha deciso di non far partecipare tutti i suoi rappresentanti alle prossime riunioni nelle Borse Merci. Il listino dei cereali è, infatti, ancora in calo e Cia chiede maggior trasparenza sulle giacenze, riconoscimento dei costi di produzione ai cerealicoltori e maggiori fondi per i contratti di filiera. “I cereali sono un asset strategico per la filiera di eccellenza dell’agroalimentare italiano -dalla pasta alle grandi Dop- e gli agricoltori non vanno mortificati con quotazioni al limite della decenza”, dichiara il presidente Cia, Cristiano Fini. Il calo delle quotazioni dei cereali nazionali si registra in tutte le maggiori borse merci italiane. Da Milano a Foggia passando per Bologna e Bari, i prezzi sono di gran lunga sotto i costi di produzione sostenuti dagli agricoltori. Il grano duro è quotato, ormai, poco più di trenta euro al quintale; mentre per il grano tenero i prezzi non superano, da tempo, i 20 euro.
Fini ricorda, inoltre, l’impegno dell’organizzazione a sostegno della filiera dei cereali a partire dalla mobilitazione che ha portato a raccogliere oltre 75.000 firme, già consegnate al Ministro Francesco Lollobrigida. Secondo Cia, servono regole per garantire maggiore trasparenza in un settore fortemente condizionato dall’import e dalle tensioni geopolitiche internazionali. Il provvedimento annunciato dal Governo riguardo la piena e immediata applicazione del registro telematico delle giacenze, così come il ripristino dalla Commissione Sperimentale Nazionale sulla quotazione del grano duro, vanno nella giusta direzione ma da soli non sono sufficienti. Adesso, è più che mai urgente il riconoscimento dei costi medi di produzione agli agricoltori -senza i quali non si possono avviare le contrattazioni- e il rafforzamento della dotazione finanziaria per i contratti di filiera.