Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2019, previsto dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196).
Il DEF si compone di tre sezioni:
- sezione I: programma di stabilità dell’Italia;
- sezione II: analisi e tendenze di finanza pubblica;
- sezione III: programma nazionale di riforma (PNR).
Il Documento di economia e finanza 2019 ripercorre i risultati conseguiti nei primi dieci mesi di attività del Governo e traccia le linee guida della politica di bilancio e di riforma che si intende attuare nel prossimo triennio.
Il Governo, dopo aver realizzato il programma iniziale di riforma economica e sociale descritto nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 e seppur in un contesto economico congiunturale profondamente cambiato e più complesso, caratterizzato da un marcato rallentamento della crescita europea e dal permanere di condizioni di bassa inflazione, conferma con il Documento gli obiettivi fondamentali della sua azione: ridurre progressivamente il gap di crescita con la media europea e, al contempo, il rapporto debito/pil.
A tal fine, la strategia dell’Esecutivo ribadisce il ruolo degli investimenti pubblici come fattore fondamentale di crescita, innovazione, infrastrutturazione sociale e aumento di competitività del sistema produttivo; l’azione di riforma fiscale in progressiva attuazione di un sistema di flat tax come componente importante di un modello di crescita più bilanciato; il sostegno alle imprese impegnate nell’innovazione tecnologica e il rafforzamento contestuale della rete di protezione e inclusione sociale.
In chiave anti-ciclica e al fine di sostenere l’attività economica e in particolare gli investimenti pubblici e privati, il Governo ha approntato due pacchetti di misure: il decreto-legge “crescita”, che si concentra sull’impulso all’accumulazione di capitale e alla realizzazione di investimenti, e il decreto-legge “sblocca cantieri”, che punta a una forte ripresa del settore delle costruzioni. Questi interventi hanno un impatto neutrale sulla finanza pubblica, a testimonianza dell’attenzione del Governo alla disciplina di bilancio.
Il Governo ritiene comunque necessario un cambiamento a livello europeo del modello di crescita che, senza pregiudicare la competitività dei Paesi dell’Unione, si basi maggiormente sulla promozione della domanda interna, e si farà quindi promotore di una rivisitazione dell’approccio di politica economica, dalle regole di bilancio alla politica industriale, commerciale, degli investimenti e dell’innovazione dell’Unione europea.
Per quanto riguarda i principali indicatori economici e di finanza pubblica, il 2018 si è chiuso con un incremento del pil reale dello 0,9 per cento. Come conseguenza delle mutate condizioni interne ed esterne, la proiezione di crescita tendenziale per il 2019 è stata rivista, passando dall’1 allo 0,1 per cento.
Il deficit di quest’anno è stimato al 2,4 per cento del pil. In termini strutturali, ovvero al netto dell’andamento ciclico e delle misure temporanee, questo risultato darebbe luogo a una variazione dell’indebitamento di solo -0,1 punti percentuali. Tenendo conto della flessibilità concordata con la Commissione, il risultato di quest’anno rientrerebbe quindi nei limiti del Patto di Stabilità e Crescita (PSC).
Per gli anni successivi, il Programma di Stabilità traccia un sentiero di finanza pubblica che riduce gradualmente il deficit fino all’1,5 per cento nel 2022, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali all’anno, che determina un miglioramento quasi equivalente del saldo strutturale.
Secondo le nuove proiezioni, il deficit strutturale scenderebbe dall’1,6 per cento del pil di quest’anno allo 0,8 per cento nel 2022, in linea con una graduale convergenza verso il pareggio strutturale.
Per quanto riguarda gli obiettivi interni di politica di bilancio, lo scenario programmatico prevede un aumento degli investimenti pubblici nel prossimo triennio, che dal 2,1 per cento del pil registrato nel 2018 si porterebbero al 2,7 per cento nel 2022.
La previsione di crescita del pil nello scenario programmatico è superiore a quella dello scenario tendenziale ad eccezione dell’anno finale, attestandosi allo 0,2 per cento per il 2019 per poi aumentare allo 0,8 per cento nei tre anni successivi.
Il programma nazionale di riforma (PNR) si inserisce nel solco dei provvedimenti già approvati e della strategia di politica economica del Governo, che ha dato la priorità all’inclusione sociale, al contrasto alla povertà, all’avvio al lavoro della popolazione inattiva e al miglioramento dell’istruzione e della formazione. Saranno oggetto di valutazione l’introduzione di un salario minimo orario per i settori non coperti da contrattazione collettiva e la previsione di trattamenti congrui per l’apprendistato nelle libere professioni. Si continuerà inoltre a lavorare per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e gli adempimenti burocratici, anche attraverso la digitalizzazione.
Accanto all’investimento in infrastrutture fisiche, si prevede anche un ampio sforzo nel campo dell’innovazione tecnologica e della ricerca, nella diffusione della banda larga, nello sviluppo della rete 5G e per il rilancio della politica industriale dell’Italia. Il Governo rafforzerà il sostegno alla green finance e alla sperimentazione e adozione delle trasformazioni digitali e delle tecnologie abilitanti che offrano soluzioni per produzioni più sostenibili e circolari.
Infine, per favorire la ripresa delle nascite e la partecipazione femminile al mercato del lavoro, il Governo intende proseguire sulla strada dell’alleggerimento del carico fiscale e della destinazione di maggiori risorse a favore delle famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose e con componenti in condizione di disabilità.