Dalla birra con pane avanzato ai mobili di fichi d’india, dai cuscini ortopedici con i noccioli di ciliegie alla vernice da uova e latte fino agli agrigioielli, sale a 88 miliardi il valore dell’economia circolare in Italia grazie alla crescita delle attività green che vanno dall’uso degli scarti per la produzione di oggetti alla condivisione di beni e servizi, dalla riparazione dei prodotti domestici al trattamento dei rifiuti e alla raccolta differenziata.

E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Ambiente Italia diffusa a Cernobbio in occasione dell’apertura del “Salone dell’Economia Circolare” dove sono state mostrate le esperienze imprenditoriali più innovative legate al Green New Deal della manovra economica del Governo con gli interventi salva clima.

Gli esempi di economia circolare sono tanti, come per esempio l’originale idea di Federica che crea dai kiwi scartati dal mercato perché troppo piccoli un pregiato aceto dalle proprietà benefiche in grado di avere un effetto antinfiammatorio generale sull’organismo. Federica nella sua azienda nel Lazio lo realizza in completamente in modo “sostenibile”, abbracciando l’intero ciclo di produzione, dall’utilizzo della materia prima scartata alla scelta di tecnologie innovative per sfruttare tutti i sottoprodotti. Quando è il caso di dirlo della cipolla si salva anche la buccia. Francesca infatti in collaborazione con l’Università di Salerno e con la facoltà di Farmacia, riesce addirittura ad estrarre dalla buccia delle cipolle magnifici colori naturali sfruttando quello che per lui sarebbe uno scarto aziendale per tingere maglioni cappelli e sciarpe.

Ma nel suo agriturismo è tutto sostenibile ed improntato all’economia circolare, a partire dagli arredi realizzati con carta e cartone riciclato dei comuni Campani e da oggetti di legno dismessi.

Ancora nel Lazio ed in particolare nelle zone del cratere del terremoto Claudio ed Emanuela realizzano una squisita birra con lo scarto del pane che dona alla bevanda tutto il suo sapore e i suoi sentori.

Ogni volta è una sorpresa perché dipende prevalentemente dal tipo di pane che l’azienda è riuscita a raccogliere dai residui di vendita. Due belle e giovani sorelle – continua la Coldiretti –  Rosa e Paola hanno deciso di trasformare la lana da rifiuto speciale in bambole e bomboniere contadine.

Le bambole sono completamente realizzate a mano, con la lana cardata delle loro pecore, colorata con i pigmenti estratti dalle piante tintoree del loro territorio. Ma dalla loro lana nascono anche sciarpe e cappelli, indumenti per bambini e oggetti vari, alcuni dei quali, come il manto delle pecorelle, vengono lavorati con gli utensili di un tempo.

In Calabria – continua la Coldiretti – Pasly, ha creato una storia nuova, è la storia degli scarti che diventano celebrità.

E’ così che da un nocciolo d’oliva di questa azienda agricola, nasce un bracciale e altri meravigliosi agrigioielli realizzati da una pigna, con un rametto secco del bosco, con la cera delle api, cortecce, frutta, foglie o addirittura con il rame scartato dalle lavorazioni artigianali del luogo.

Pasly è una designer, formata dalla stilista Marta Marzotto che dopo aver studiato all’istituto d’Arte è arrivata al Politecnico di Torino, per l’ingegneria del gioiello, e alla lavorazione 3 D per grandi marchi ma è stata fortemente richiamata dal suo Aspromonte ed ora è qui che vuole fare i gioielli.

O ancora chi come Donato nella sua fattoria dà alla lana di scarto una seconda vita e da rifiuto speciale da smaltire a pagamento diventa materiale necessario per la montatura di caratteristici occhiali contadini. Un’idea che vale il rilancio della lana autoctona, dalla pecora Gentile di Puglia è una nuova strada per l’allevatore che sbarca nel mondo dell’alta moda. I colori sono quelli naturali del vello delle pecore.

Matteo Bacci in Toscana ha saputo trasformare un rifiuto aziendale da smaltire a caro prezzo in opportunità. In collaborazione con il grande tenore Andrea Bocelli che produce vino e ha scarti di vinacce ad alto contenuto di Resveratrolo da “ripensare” e forte di un passato di famiglia di farmacisti, Matteo ha messo a disposizione un’acqua aromatica per creare la prima linea di cosmetica anti età a chilometro zero.

Nelle Marche olive, vinacce, peperoni e carciofi diventano da scarti splendidi colori anti-allergici usati da Massimo Baldini imprenditore di Borgo Pace, nel Pesarese, che ha ideato il laboratorio green Oasicolori.

Un perfetto esempio di economia circolare che, partendo dai rifiuti vegetali, garantisce la produzione di tinture per dare colorazioni originali e perfettamente ecosostenibili a foulard, stole, maglioni e persino a scarpe.

Ma nel laboratorio di Massimo si ricavano anche vernici per l’edilizia fatta con uova e latte scaduti. Ma c’è anche un vero e proprio agrimobiliere, Marcello che con le pale di fico d’india, frutto che più caratterizza il selvaggio e caldo paesaggio pugliese crea la prima linea di mobili e complementi d’arredo interamente rivestiti dalla fibra di questo particolare frutto che altrimenti sarebbe destinato allo smaltimento. ​

Michele nella sua azienda lucana invece usa gli scarti che gli altri butterebbero via per realizzare un vero e proprio cuscino della salute. Al suo interno infatti c’è dai noccioli delle ciliegie, alla pula del grano fino ad una miscela di semi non destinati all’alimentazione che hanno il potere di assorbire calore o freddo e di rilasciarlo lentamente per aiutare a decontratturante i muscoli o abbassare la febbre, o ancora a riscaldare il letto, o assorbire i traumi.

E in arrivo c’è anche il cuscino della salute pet, per donare calore all’amico a quattro zampe. Marina e Sara invece realizzano cosmetici contadini da ciò che resta dalla pigiatura della vendemmia della splendida campagna campana.

Le vinacce, soprattutto delle uve rosse, sono tra gli elementi in natura che contengono più polifenoli in assoluto: Le due sorelle – afferma Coldiretti –  hanno scelto di usare quelle delle uve autoctone facendo nascere ottime e naturali creme mani e unghie, fluidi corpo, creme viso e sieri anti-age.

Annamaria ad Eboli, seguendo le tracce di una passione, consolidata da 5 generazioni nell’azienda di famiglia riscopre la coltivazione dei fiori in una chiave moderna, quella dei fiori commestibili per squisiti e colorati piatti d’autore ma quelli che non finiscono nel piatto perché scartati sono usati per dare vita ad inebrianti profumi per donna e fragranze per ambienti interamente realizzati con il prodotto in eccedenza che altrimenti sarebbe destinato alla spazzatura.

Antonella Marrone invece produce e trasforma il luppolo in mille modi fino a ricavarne dal suo scarto squisite tisane antistress. Se la maggior parte del luppolo viene essiccato, trasformato in pellet oppure in coni sottovuoto destinati al mercato artigianale della birra, il resto della spezia così versatile viene lavorato o trasformato infarina per preparazioni dolci e salate (salame al luppolo, crema spalmabile di birra, biscotti e salatini al luppolo).

Ma anche lo scarto della farina ha una sua “seconda vita”. La parte più grossolana viene, infatti, imbustata per fare tisane utili contro lo stress, il mal di testa e per favorire la digestione.

E ancora – continua la Coldiretti – c’è chi in Sardegna costruisce vere e proprie case di paglia.

Luisa Cabiddu – spiega la Coldiretti – infatti attraverso il riuso dei materiali reperibili in azienda, come per esempio lo scarto del grano Senatore Capelli, unito ad argilla e legno realizza bellissime costruzioni in agro-edilizia, economiche e a basso impatto ambientale.

I materiali sono tutti naturali e vengono prodotti in azienda, il processo di costruzione è basato sul risparmio energetico e su processi che tutelano l’ambiente, con tecniche ecosostenibili.

E per finire Rosa Tengattini, invece non spreca nulla, a Bergamo realizza interamente a mano borse artigianali intrecciando le foglie che recupera dalle pannocchie del mais, grazie alla collaborazione con gli agricoltori Coldiretti della zona, Rosa recupera la quantità di prodotto necessaria per realizzare borse di differenti forme e misure che poi distribuisce alle persone interessate, a fronte di un’offerta libera. Il ricavato viene totalmente devoluto a iniziative benefiche.

 

DETTAGLIO STORIE DI ECONOMIA CIRCOLARE

 DELLA CIPOLLA NON SI BUTTA VIA NULLA

Francesca Barbato – Campania

Quando è il caso di dirlo della cipolla si salva anche la buccia. Francesca infatti in collaborazione con l’Università di Salerno e con la facoltà di Farmacia, riesce addirittura ad estrarre dalla buccia delle cipolle magnifici colori naturali sfruttando quello che per lui sarebbe uno scarto aziendale. Grazie a questo progetto, la giovane imprenditrice agricola – sottolinea la Coldiretti – offre anche agli artigiani locali la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro, realizzando prodotti unici che provengono da fonti sostenibili in territorio in cui circolano idee di rigenerazione, di riciclo, di riuso. Ma da Francesca è tutto sostenibile ed improntato all’economia circolare, anche l’arredo dell’agriturismo è interamente realizzato con carta e cartone riciclato dei comuni Campani. Dai campi, infatti, dopo la dismissione del legno, utilizzato per la raccolta delle cipolle, viene recuperato e riutilizzato per la composizione di tavoli e arredo per l’agriturismo, dando così lavoro ad artigiani locali promuovendo la loro economia.

 

L’ACETO PREGIATO DAI KIWI “SOTTOMISURA”

Federica Ferrari – Lazio

L’ originale idea di Federica e quella di creare da uno scarto di mercato un pregiato aceto dalle proprietà benefiche in grado di avere un effetto antinfiammatorio generale sull’organismo. Federica – afferma la Coldiretti- grazie alla sua passione e ai suoi costanti studi è riuscita nel suo intento: la valorizzazione dei kiwi di minor pregio per dimensione e forma e quindi scartati dal mercato del fresco facendoli diventare indispensabili protagonisti della produzione innovativa di aceto di kiwi al 100% (in versione “giovane” o “invecchiato”) ma anche alle glasse e la preziosa confettura di aceto di kiwi. Dal rispetto della materia prima a quello dell’intero ambiente circostante, seguendo rigidi metodi produttivi, il valore aggiunto è quello di aver messo in atto un processo “sostenibile”, abbracciando l’intero ciclo di produzione: l’utilizzo di materia prima considerata oggiAggiungi un appuntamento per oggi di “scarto” e la scelta di tecnologie innovative per sfruttare tutti i prodotti e sottoprodotti derivati dall’intero processo produttivo definibile che abbraccia perfettamente il concetto di economia circolare.

 

COSMETICI CONTADINI DA RESTI DELLA VENDEMMIA

Marina e Sara D’ambra – Campania

I cosmetici contadini di Marina e Sara nascono dall’idea di trasformare in ricchezza per la cura del corpo, ciò che resta dalla pigiatura della vendemmia, le vinacce delle splendide campagna campane. Le vinacce, soprattutto delle uve rosse, sono tra gli elementi in natura che contengono più polifenoli in assoluto: Le due sorelle – afferma Coldiretti –  hanno scelto di usare quelle delle uve autoctone rispettando così la filosofia dell’azienda facendo nascere ottime e naturali creme mani e unghie, fluidi corpo, creme viso e sieri anti-age, tutte a base di estratto di vinacce e olio di vinaccioli, arricchite con olio di mandorle e vitamina E a seconda della tipologia di crema che viene scelta.

 

 

DA SCARTI DI ORTO E POLLAIO COLORI NATURALI E VERNICI PER MURI

Massimo Baldini – Marche

Nelle Marche olive, vinacce, peperoni e carciofi diventano da scarti splendidi colori anti-allergici usati da Massimo Baldini imprenditore di Borgo Pace, nel Pesarese, che ha ideato il laboratorio green Oasicolori. Un perfetto esempio di economia circolare che, partendo dai rifiuti vegetali, garantisce la produzione di tinture per dare colorazioni originali e perfettamente ecosostenibili a foulard, stole, maglioni e persino a scarpe. Ma nel laboratorio di Massimo si ricavano anche vernici per l’edilizia fatta con uova e latte scaduti.

 

I FIORI SCARTATI DIVENTANO PROFUMI E FRAGRANZE

Annamaria  Cascone – Campania

Ad Eboli, nel cuore della piana del Sele, Annamaria  seguendo le tracce di una passione, consolidata da 5 generazioni nell’azienda di famiglia riscopre la coltivazione dei fiori in una chiave moderna, quella dei fiori commestibili per squisiti e colorati piatti d’autore ma non basta perché quelli che non finiscono nel piatto perché scartati per non stressare le piante riscoprono una seconda vita. Grazie alla collaborazione con un laboratorio olfattivo artigianale – continua la Coldiretti –  Annamaria dà vita ad inebrianti profumi per donna e fragranze per ambienti interamente realizzati con il prodotto in eccedenza che altrimenti sarebbe destinato alla spazzatura.

 

DALLO SCARTO AZIENDALE SI COSTRUISCONO CASE DI PAGLIA

Luisa Cabiddu – Sardegna

Luisa costruisce case di paglia, basta andare in Sardegna e imparare, da lei, come si fa. La casa è costruita con materiali ecocompatibili quali paglia bio di grano Senatore Capelli, argilla e legno proveniente da filiera controllata, riduce al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano l’ambiente. Realizzata interamente da Luisa, si distingue per l’utilizzo di tecniche eco-sostenibili attraverso il riuso dei materiali reperibili in azienda, finalizzate a costruzioni in agro-edilizia, economiche e a basso impatto ambientale. La sua azienda – spiega la Coldiretti – si occupa di tutto, dalla progettazione alla realizzazione di case in paglia ma anche realizzazione di mattoni in paglia e argilla, insomma quel che serve per la bioedilizia di ultima generazione. I materiali sono tutti naturali e al 90 percento vengono prodotti in azienda, anche l’argilla è prodotta nella sua azienda. Legno e calce sono il risultato di una filiera corta e controllata. Il processo di costruzione è basato sul risparmio energetico e su processi che tutelano l’ambiente, con tecniche ecosostenibili attraverso materiali reperibili in azienda, e pratiche di riuso. Quello di Luisa è un magico mondo che vuole continuare a fare sorridere l’ambiente.

 

LA BIOCOSMETICA ANTISPRECO DEL TENORE

Matteo Bacci – Toscana

Cosa mai accomuna un imprenditore agricolo a uno dei cantanti più noti nel mondo come Andrea Bocelli? L’amore per la bellezza e pensare che la bellezza arriva da uno scarto. Entrambi ce l’hanno e non sapendo cosa farne, appunto, provano a trovare una strada. Andrea Bocelli da un lato, con la sua azienda che produce vino e ha scarti di vinacce da ‘ripensare’ e Matteo Bacci dall’altra, con il suo passato di famiglia di farmacisti, che si dedica all’agricoltura e alle piante officinali e ha la sua acqua aromatica, da rigenerare. Andrea Bocelli, originario degli stessi territori di Bacci, scopre da una antica ricetta della nonna, che con l’uva è possibile realizzare delle preziose marmellate e creme per il viso. Si affida a Matteo Bacci, che rivolgendosi alla ricerca universitaria scopre in quelle vinacce di Bocelli una grande concentrazione di Resveratrolo che è – spiega la Coldiretti – un potentissimo anti età. Bacci ha uno scarto di distillazione del suo rosmarino, che è appunto l’acqua aromatica. Così dalla fusione della sua acqua aromatica con il concentrato delle vinacce di Bocelli viene fuori una linea di cosmetica altamente performante. Nasce la linea Lajatica, che prende il nome dal territorio della tenuta di Bocelli. E i chilometri diventano milioni da un agricosmetico a chilometro zero. Tenuto conto che non soltanto le più prestigiose Spa richiedono questo prodotto. Ma ben 15 navi da crociera della Msc crociere, si riforniscono della linea Lajatica, trasportata fino alle estreme punte dei continenti.

L’AGRIBIRRA DALLO SCARTO DEL PANE

Emanuela e Claudio Lorenzini – Lazio

Siamo in Alta Quota ma anche nell’epicentro del cratere del terremoto. Claudio ed Emanuela realizzano una squisita birra con lo scarto del pane che dona alla bevanda tutto il suo sapore e i suoi sentori. Ogni volta è una sorpresa perché dipende prevalentemente dal tipo di pane che l’azienda è riuscita a raccogliere dai residui di vendita. Pane riciclato appunto, che insieme ai pannelli solari, a quest’acqua pura di sorgente, ai resti di lavorazione destinati alla nutrizione del bestiame delle fattorie del luogo, fa di questa azienda una eccellenza italiana, non soltanto della birra, ma della qualità ambientale, dell’economia circolare e del business green

 

LA LANA, DA SCARTO A BAMBOLA GREEN

Rosa e Paola Tortorelli – Puglia

Per realizzare dei perfetti gomitoli ci vuole manualità e tenacia ma allo steso tempo delicatezza, la stessa che serve per accudire le pecore. E’ questo il segreto di Rosa che, finiti gli studi, decide di ritornare alla campagna e alle sue greggi e che con l’aiuto di sua sorella Paola ha diversificato l’attività aziendale trasformando la lana da rifiuto speciale a bambole e bomboniere contadine. Le bambole sono completamente realizzate a mano, con la lana cardata delle loro pecore, colorata con i pigmenti estratti dalle piante tintoree del loro territorio. Ma dalla loro lana nascono anche sciarpe e cappelli, indumenti per bambini e oggetti vari, alcuni dei quali, come il manto delle pecorelle, vengono lavorati con gli utensili di un tempo durante le lezioni per insegnare anche ai più piccoli a lavorare la lana. Insomma Rosa, nella sua fattoria, non si sottrae a nessun compito dalla cura delle sue pecore nella stalla, ai trattori per arare e ai i terreni da coltivare per garantire prodotti genuini al loro agriturismo.

 

DA NOCCIOLI DI FRUTTA E PULA ARRIVA IL CUSCINO DEL BENESSERE

Michele Giannone – Basilicata

In Basilicata Michele invece usa gli scarti che gli altri butterebbero via per realizzare un vero e proprio cuscino della salute. Al suo interno infatti c’è dai noccioli delle ciliegie, alla pula del grano fino ad una miscela di semi non destinati all’alimentazione che hanno il potere di assorbire calore e di rilasciarlo lentamente. Funzionano allo stesso modo con il freddo. E’ il cuscino della salute, che finisce nel forno a microonde come nel freezer, a seconda se deve aiutare a decontratturante i muscoli o abbassare la febbre, o ancora a riscaldare il letto, o assorbire i traumi. Oltre a riciclare il cuscino di Rocco ha recuperato la manualità artigianale di donne del luogo impegnate nel confezionamento di simpatiche linee per bambini, ma anche per adulti, come le fasce lombari o ‘il classico’ per il calore terapeutico, mentre in arrivo c’è anche il cuscino della salute pet, per donare calore all’amico a quattro zampe.

 

 

ARRIVANO I PRIMI OCCHIALI CONTADINI DALLA LANA AVANZATA

Donato Mercadante – Puglia

Nella fattoria di Donato la lana da rifiuto diventa opportunità ed è così che in collaborazione con il laboratorio Pecore Attive nascono pantofole, gomitoli colorati, porta vasetti e l’ultimo prodotto all’insegna della più assoluta innovazione la montatura per occhiali da vista, elegante e all’ultima moda che sarà proposta sul mercato in differenti colori. In Puglia la lana, in passato, ha dato lavoro e reddito agli allevatori poi con il tempo i materassi non si sono fatti più e la lana è diventata rifiuto speciale da smaltire a pagamento. ‘Pecore attive’ è la start up di Filippo, Masseria la Calcara, invece è l’azienda agricola di Donato, questo incrocio ha dato vita agli occhiali tattili: un’idea che vale il rilancio della lana autoctona, dalla pecora Gentile di Puglia è una nuova strada per l’allevatore che sbarca nel mondo dell’alta moda. Occhiali tattili, perché l’artigianalità che è dietro a questa lavorazione si trasforma in una esperienza di contatto che avviene tanto per le mani quanto per gli occhi, per il piacere dello sguardo oltre che delle dita. Questa lana, ricca di fibre, è garantita dai lunghi pascoli e da un mix di foraggio a secco che restituisce all’animale benessere e un prezioso nutrimento. Sono stati pensati con un design moderno, fasce di lana intarsiate dentro una struttura in acetato, andando a modellare una forma morbida a onda, che ricorda l’ondulazione della lana, come la ruota dentata per la lavorazione. I colori sono quelli naturali del vello delle pecore.

 

DA PALE DI FICO D’INDIA A PREGIATI AGRIMOBILI

Marcello Rossetti – Puglia

Dalla pianta da frutto che più caratterizza il selvaggio e caldo paesaggio della Puglia, il fico d’India, Marcello Rossetti crea la prima linea di agrimobili, ossia complementi d’arredo interamente rivestiti dalla fibra di questo particolare frutto che viene estratta dalle pale ancora verdi, nel pieno rispetto dei cicli di vita della stessa, attraverso uno speciale procedimento meticoloso ed in gran parte manuale, completamente ecologico senza l’utilizzo alcuno di prodotti inquinanti. Grazie alla cura nella lavorazione ed i trattamenti effettuati che garantiscono una assoluta resistenza nel tempo ciascun mobile risulta autentico ed inimitabile perchè le venature della fibra creano disegni e colori sempre unici, in funzione delle condizioni di crescita della pianta e dell’esposizione della stessa alla pioggia ai venti ed al sole. L’intero processo produttivo si svolge in Italia, all’interno di laboratori artigianali situati nell’area del Salento. Una volta estratta la fibra viene fatta essiccare, acquisendo così la consistenza legnosa che dopo essere stata stagionata è pronta per essere lavorata utilizzando una tecnica simile a quella tradizionale di “impiallacciatura”, seppur con molte differenze e maggiore complessità. Ogni singolo foglio di fibra viene osservato, selezionato e posato sul piano di legno multistrato come un tassello in cerca del suo accostamento naturale. In questo modo va formandosi un mosaico di foglie dalle venature uniche che tratteggiano il piano. Questo tipo di lavorazione – afferma la Coldiretti – fonde in un unico momento la sensibile capacità di creazione artigianale, la cultura e l’esperienza manuale dell’arte dei mobilieri.

 

DA SCARTO DEL BOSCO AD GLI AGRIGIOIELLI 

Pasqualina Tripodi – Calabria

Questa è una storia di riscatto. E’ la storia di Pasly, ma anche di quell’Aspromonte che respinge la delinquenza, i sequestri, la ‘ndrangheta, l’omertà e la droga e abbraccia la bellezza, l’idea di impresa sana che sa puntare all’altissima qualità, che ambisce alle passerelle di tutto il mondo. E’ la storia degli scarti che diventano celebrità, proprio come questo territorio si impone. E’ così che da un nocciolo d’oliva di questa azienda agricola, nasce un bracciale e altri meravigliosi agrigioielli realizzati da una pigna, con un rametto secco del bosco, con la cera delle api, cortecce, frutta, foglie o addirittura con il rame scartato dalle lavorazioni artigianali del luogo. Pasly è una designer, formata dalla stilista Marta Marzotto che dopo aver studiato all’istituto d’Arte è arrivata al Politecnico di Torino, per l’ingegneria del gioiello, e alla lavorazione 3 D per grandi marchi ma è stata fortemente richiamata dal suo Aspromonte ed ora è qui che vuole fare i gioielli.

 

I MILLE USI DEL LUPOLO E DAL SUO SCARTO TISANE ANTISTRESS

Antonella Marrone – Abruzzo

 

Antonella Marrone produce e trasforma il luppolo proponendo una serie di insoliti prodotti assolutamente nuovi e particolari. Oltre alla tradizionale birra, produce il salame al luppolo la crema spalmabile di birra, biscotti e salatini al luppolo. Il luppolo è quindi l’ingrediente principe e più particolare delle sue produzioni, in una ottica comunque circolare. La maggior parte del luppolo viene infatti essiccato, trasformato in pellet oppure in coni sottovuoto destinati al mercato artigianale della birra. Il resto della spezia così versatile finisce nelle preparazioni dolci e salate. Il luppolo viene trinciato (con macchinario o manualmente) in modo da ottenere una farina grossolana che viene passata al setaccio per la separazione delle parti più grandi. La parte fine diventa così farina da utilizzare nelle preparazioni dolciarie mentre la parte più grossolana viene imbustata per fare tisane utili contro lo stress, il mal di testa e per favorire la digestione.

 

DALLE FOGLIE DI MAIS BORSE CONTADINE

Rosa Tengattini –  Lombardia

Rosa invece non spreca nulla, a Bergamo realizza interamente a mano borse artigianali intrecciando le foglie che recupera dalle pannocchie del mais, grazie alla collaborazione con gli agricoltori Coldiretti della zona, Rosa recupera la quantità di prodotto necessaria per realizzare borse di differenti forme e misure che poi distribuisce alle persone interessate, a fronte di un’offerta libera. Il ricavato viene totalmente devoluto a iniziative benefiche.