Nel primo semestre 2021, il settore del Private Equity è tornato ai livelli pre-Covid, mentre cresce significativamente la fiducia degli operatori, spinta dall’accelerazione delle campagne vaccinali a livello globale. Il numero delle operazioni (79) supera quelle registrate nello stesso periodo dello scorso anno (48) e addirittura quelle registrate nello stesso periodo del 2019 (78), mentre quasi 9 operatori su 10 si attendono una forte ripresa, con il Deloitte Private Equity Confidence Index, costruito sulla base dei dati raccolti nelle PE Survey condotte dalla prima edizione ad oggi, che ha raggiunto il valore più alto (134) dal 2011.

È questo il quadro che emerge dal report semestrale Private Equity Confidence Survey di Deloitte Private[1], elaborato con il supporto di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt).

Negli ultimi mesi, gli operatori di Private Equity e Venture Capital si sono confermati un motore fondamentale della ripresa, permettendo a molte aziende italiane di reperire i capitali e l’expertise necessari per affrontare il periodo di crisi e, in molti casi, cogliere importanti occasioni di espansione anche in ambito internazionale. Inoltre, la quasi totalità (95,5%) dei rispondenti al nostro sondaggio dichiara che effettuerà nuovi investimenti nel corso dei prossimi mesi anche grazie alle attività di fundraising già avviate.”

Aumenta il numero delle operazioni nel post-Covid
Come rilevato da Deloitte Private e AIFI, il numero di operazioni di PE aumenta grazie all’impegno degli operatori nel cogliere le opportunità in un contesto di mercato senza precedenti. In questa edizione del report, la percentuale di intervistati che si aspettano un aumento nel numero delle operazioni nel secondo semestre sale all’86,7% (vs 63,0% nella scorsa edizione). A trainare la crescita del numero di operazioni è anche il rilancio delle attività di disinvestimento, previste in aumento dal 53,3% dei rispondenti e che sono state già pianificate per il secondo semestre 2021 dal 66,7% degli operatori.

Scenario macroeconomico e Private Equity in netta ripresa
Dall’analisi delle aspettative degli operatori sulle variabili critiche che influenzeranno il mercato del PE durante il secondo semestre del 2021, emerge un sentiment in miglioramento: il 60% degli operatori non crede che gli impatti della crisi legata al COVID-19 sul mercato perdureranno più di 12 mesi. Il trend di ripresa del settore è confermato dal basso numero di opportunità di investimento abbandonate a causa del COVID-19 negli ultimi 6 mesi. Anche le aspettative riguardo lo scenario macroeconomico migliorano: circa 9 intervistati su 10 si attendono un miglioramento (vs 59,3% di sei mesi fa). La ripresa del ciclo economico avrà anche un riflesso sui multipli di mercato, che secondo il 90,2% degli intervistati aumenteranno.

Secondo la maggioranza degli operatori, il mercato del Private Equity e del Venture Capital sarà influenzato soprattutto da variabili come l’accelerazione delle campagne vaccinali, lo sviluppo di settori come Telemedicina e Health Technology, il rilancio dell’agenda green, l’impatto globale dello Smart Working e la crescita dell’E-Commerceha commentato Elio Milantoni, Partner di Deloitte Financial Advisory e M&A leader. “In particolare, gli operatori concentreranno le loro risorse sulla gestione dei flussi di cassa delle partecipate, sul risk assessment e sulla supply chain”. 

Manufacturing, Food & Wine, IT e Life Sciences & Healthcare i settori verso cui gli operatori mostrano maggiore interesse
Secondo la survey di Deloitte Private, aumenta l’interesse per le operazioni di expansion capital (33,3% del totale), mentre si riduce la quota di chi predilige operazioni di LBO/Replacement (dal 53,7% al 35,6%). I settori su cui gli operatori prevedono di focalizzarsi maggiormente nei prossimi sei mesi sono Manufacturing, Food & Wine e IT, ma emerge una crescente attenzione anche verso Life Sciences & Healthcare e Industrial Products.

Si mantiene alto il numero di preferenze per gli investimenti in quote di maggioranza (77,8%). Con il fine di ridurre l’incertezza legata agli scenari futuri ed il rischio che il business subisca impatti più gravi di quanto stimato, la maggior parte degli operatori ha introdotto più frequentemente nella struttura delle operazioni meccanismi di deferred consideration. Un altro strumento ricorrente è stato quello del preferred equity. Confermato infine il ruolo centrale delle banche commerciali nel financing a supporto delle operazioni d’investimento, con circa l’80% degli operatori di PE che indicano il Senior Debt da queste erogato come lo strumento di debito maggiormente utilizzato sia nel semestre in corso che nel prossimo.