«I giovani italiani si dimostrano più attenti al cambiamento climatico rispetto alla media globale. Il dato, in continuità rispetto all’edizione precedente, fa emergere una sensibilità che istituzioni e imprese italiane devono recepire e trasformare in proposte di sostenibilità concrete e credibili», afferma il Ceo di Deloitte italia, Fabio Pompei, commentando i risultati della ricerca. «Un altro dato molto interessante, e che conferma la capacità della nostra ricerca di fotografare l’attualità, è la preoccupazione crescente dei giovani sul carovita: una tendenza inevitabilmente legata alla ondata inflazionistica che stiamo vivendo a causa della pandemia e della guerra in corso in Ucraina. I giovani sono i primi a risentire dell’aumento dei prezzi e, non a caso, anche quest’anno la paura di rimanere disoccupati è tra le tre prime preoccupazioni sia per i Millennial che per i GenZ intervistati in Italia», sottolinea il Ceo di Deloitte Italia.
Gli italiani si confermano attenti al cambiamento climatico
Come nell’edizione precedente della Millennial Survey, i giovani del nostro Paese si confermano particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico: intervistati su quelle che, dal loro punto di vista, sono le cinque grandi sfide del presente, per il 42% della GenZ italiana e il 37% dei Millennial il cambiamento climatico è la sfida numero uno da affrontare. Inoltre, dalla ricerca emerge che l’80% della GenZ e il 76% dei Millennial italiani pensa che siamo vicini al “punto di non ritorno” nella risposta al cambiamento climatico. Oltre alla “eco-ansia”, che sembra sempre più diffusa tra i giovani e giovanissimi, il 72% della GenZ e il 77% dei Millennial afferma di aver sperimentato di persona almeno un evento meteorologico grave negli ultimi 12 mesi. Per rispondere alla sfida ambientale, GenZ e Millennial italiani sono disposti a cambiare le proprie abitudini. Mentre a livello globale la percentuale di Millennial e GenZ che cerca di ridurre il proprio impatto ambientale è del 90%, nel caso degli intervistati italiani si arriva a percentuali anche più elevate, con il 95% dei Millennial e al 96% della GenZ che afferma di “fare uno sforzo per proteggere l’ambiente”.
L’inflazione colpisce anche i giovani
Mentre sul podio italiano c’è il tema ambientale, a livello globale tengono banco inflazione e carovita, quest’ultima indicata come prima preoccupazione dal 29% della GenZ e dal 36% dei Millennial. Le ragazze e i ragazzi sono sempre più preoccupati dal costo della vita: solo circa un quarto della GenZ (25%) e il 21% dei Millennial afferma di poter pagare senza problemi le proprie spese e quasi la metà degli intervistati vive con i soldi contati di mese in mese. Queste dinamiche incidono sulla capacità di risparmio dei giovani che, così, sono sempre meno ottimisti sulla probabilità di arrivare alla pensione con tranquillità. A livello globale solo il 41% della GenZ e dei Millennial è convinto che riuscirà ad andare in pensione e a essere tranquillo finanziariamente. In Italia i numeri sono anche più critici: solo il 28% della GenZ e il 30% dei Millennial è ottimista sulle proprie prospettive previdenziali.
Grandi Dimissioni, cosa vogliono dal lavoro GenZ e Millennial
Dopo due anni di sperimentazione di lavoro da remoto, GenZ e Millennial hanno le idee sempre più chiare su cosa si aspettano dal mondo del lavoro. E se stipendi bassi e poca attenzione alla salute mentale sono i principali motivi che spingono alle “grandi dimissioni” i giovani a livello globale, in Italia i fattori che contano di più per le generazioni Millennial e GenZ sono il work life balance e le opportunità di apprendimento e di crescita. Il primo è importante soprattutto per i Millennial: per il 36% di loro, infatti, trovare un ambiente di lavoro che garantisca un bilanciamento adeguato tra vita lavorativa e tempo libero è il primo fattore di scelta quando si cerca un nuovo impiego. Significativi anche i numeri sul lavoro da remoto: attualmente, quasi la metà della GenZ e dei Millennial italiani lavora quasi sempre in ufficio, ma la maggior parte (67% GenZ e 63% Millennial) preferirebbe un modello di lavoro ibrido, in cui si garantisca una maggiore flessibilità.
«Come ogni anno, i dati della Millennial e GenZ survey sono estremamente interessanti e ci aiutano a capire i trend che si stanno affermando tra i giovani», commenta Stefania Papa, People and Purpose Leader di Deloitte Italia. «I numeri che riguardano l’attenzione alla salute mentale e al work life balance sono particolarmente rilevanti. È importante per le aziende tenere conto di queste esigenze, anche in ottica di attrattività dei talenti. Le aspettativa dei Millennial e GenZ sono molto diverse da quelle i delle generazioni precedenti e le aziende devono imparare a tenere conto di questo grande cambiamento in corso: il benessere e la flessibilità, insieme alle opportunità di crescita, sono infatti diventate sempre più importanti nella scelta del proprio lavoro”.