Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE conferma nella settimana 15-21 luglio, rispetto alla precedente, uno stabile incremento dei nuovi casi (1.408 vs 1.388), a fronte di una lieve flessione del numero di tamponi diagnostici effettuati.

Al tempo stesso i dati documentano un ulteriore alleggerimento della pressione sugli ospedali: al 21 luglio i pazienti ricoverati con sintomi (732) e, soprattutto, quelli in terapia intensiva (49) sono ormai un numero esiguo.

In sintesi:
Decessi: +89 (+0,3%)
Terapia intensiva: -11 (-18,3%)
Ricoverati con sintomi: -45 (-5,8%)
Nuovi casi totali: +1.408 (0,6%)
Tamponi diagnostici: -1.247 (-0,7%)
Tamponi totali: -137 (-0,05%)

«In questo contesto – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – non bisogna confondere il progressivo decongestionamento degli ospedali con l’azzeramento delle ospedalizzazioni».

Infatti, i dati su pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva si riferiscono al numero dei posti letto occupati, ma non permettono di conoscere il numero di pazienti ricoverati e dimessi, per guarigione o decesso. Inoltre, alcune Regioni non conteggiano più tra i pazienti ospedalizzati quelli con negativizzazione del tampone, sottostimando complessivamente il carico ospedaliero correlato a COVID-19.

A fronte della stabilità nell’aumento dei nuovi casi diagnosticati nell’ultima settimana rispetto alla precedente (+20) si documentano ampie variazioni regionali: in 8 Regioni i casi sono in riduzione, in 11 in aumento e in 2 sono stabili. Svettano l’incremento dei casi in Veneto (+172) e la riduzione in Lombardia (-184) e si rilevano moderate variazioni in aumento in Liguria (+44), Toscana (+30) e Campania (+28) e in riduzione nel Lazio (-46) e in Piemonte (-35) (tabella).

«In quanto indicatore della diffusione del contagio – spiega Cartabellotta – abbiamo valutato la distribuzione geografica dei 12.248 casi attivi al 21 luglio, ovvero i casi “attualmente positivi” secondo la denominazione della Protezione Civile». Il 57,2% si concentra in Lombardia (7.010); un ulteriore 29,5% si distribuisce tra Emilia Romagna (1.297) Lazio (881), Piemonte (813), Veneto (624); i rimanenti 1.623 casi (13,3%) sono distribuiti in 16 Regioni e Province autonome (figura).

Parametrando i nuovi casi alla popolazione residente, le Regioni che nella settimana 15-21 luglio fanno registrare il maggior incremento per 100.000 abitanti sono Emilia Romagna (5,99), Veneto (5,12), Liguria (5,09) e Lombardia (4,07).

Dalla lettura complessiva dei dati emerge un quadro epidemiologico di circolazione endemica del virus con un incremento costante dei nuovi casi nelle ultime settimane, legati prevalentemente a nuovi focolai e a “casi di rientro” dall’estero.

«Per la gestione ottimale di questa fase dell’epidemia – conclude il Presidente – restano indispensabili tre strategie. Innanzitutto, mantenere i comportamenti individuali raccomandati: dalle misure di igiene personale al distanziamento sociale, dall’uso della mascherina nei luoghi pubblici chiusi, o all’aperto quando non è possibile mantenere la distanza minima di un metro, all’evitare gli assembramenti. In secondo luogo continuare con la rigorosa sorveglianza epidemiologica per identificare e isolare i focolai. Infine potenziare l’attività di testing negli aeroporti per arginare i casi di rientro».