Nucleare in Italia, ogni 14 mesi di ritardo nello smantellamento dei siti nucleari comporta un costo aggiuntivo di circa 150 milioni scaricato sulla bolletta elettrica.
Sogin: l’opera di smantellamento delle ex centrali nucleari si sarebbe dovuto concludere nel 2010 e invece non è ancora nemmeno cominciato e ora si parla del 2036 con una spesa totale prevista pari a 10 miliardi di euro pagato sempre tramite una accisa in bolletta.
La Sogin ci costa 1,4 miliardi l’anno solo di funzionamento con i suoi 953 dipendenti e da 19 anni è tutto pagato con la bolletta della luce.
La SOGIN ( Società Gestione Impianti Nucleari) è la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani (decommissioning)] e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. È stata costituita il 1º novembre 1999 in ottemperanza al decreto Bersani e a seguito del referendum del 1987. Nel 2000 le azioni di SOGIN vengono trasferite al MEF e le vengono conferite tutte le ex centrali nucleari e con d.l. del 15 febbraio 2010, n. 31 le viene affidata la responsabilità di realizzare e gestire il Parco tecnologico, comprensivo del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Il costo totale sta per sfiorare i 10 miliardi di euro, sempre tramite una aggiunta nella bolletta della luce di tutti i cittadini. Passano gli anni e si accumulano i ritardi – ma cosa ha fatto nel frattempo la Sogin? -.
Perchè sia l’Autorità di vigilanza e sia il ministero dello Sviluppo non sono mai intervenuti sui gravissimi ritardi accumulati dalla Sogin e, per altro, pagati dai cittadini italiani?
Le attività di smantellamento sono finanziate tramite la componente A2 che troviamo come voce spesa sulle nostre bollette della luce.
La Sogin è una società in salute infatti i suoi bilanci chiudono sempre in attivo con utili.
Cosa prevede il parco di deposito nazionale delle scorie nucleari.
Il progetto si chiama Cemex: la costruzione di un impianto per la cementificazione dei rifiuti radioattivi liquidi.
La Sogin ha fatto sapere che «il Deposito Nazionale sarà un’infrastruttura ambientale di superficie», che «accoglierà definitivamente 75mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività. Di questi, il 60% proviene dallo smantellamento degli impianti nucleari e il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca che continueranno a produrre i rifiuti anche dopo l’entrata in esercizio del Deposito». La società precisa che per realizzarlo «è previsto un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi di euro» e «la costruzione inizierà nel 2019 e sarà pronta per la fine del 2024. Avrà un esercizio di 40 anni, fino al 2065, quando sarà chiuso e inizierà il suo esercizio istituzionale di circa 300 anni».
Dove nascerà il Deposito Nazionale di rifiuti nucleari? Non si sa ancora ma è stato previsto un bonus per i sindaci collaborativi.
A partire dal 2019, però, come dichiarato da Sogin in Senato, inizierà a rientrare il combustibile da Inghilterra e Francia per la messa in sicurezza attraverso la tecnica del riprocessamento. Poiché il deposito non sarà pronto, dove verrà stoccato questo materiale? Far riprocessare questo combustibile in Francia e in Inghilterra ha comportato un notevole esborso di denaro pubblico: una media di 60 milioni di euro l’anno.
Si ricorda al riguardo che la componente tariffaria A2 della bolletta elettrica è destinata alla copertura dei costi per lo smantellamento delle centrali nucleari.
L’ammontare complessivo annuo del contributo è definito mediante la determinazione di aliquote della tariffa elettrica per un gettito complessivo pari a 0,015 centesimi di euro per ogni kwh prelevato dalle reti con aggiornamento annuale sulla base degli indici ISTAT dei prezzi al consumo.