Bene l’alleanza europea contro l’etichetta Nutriscore che mette in pericolo lo storico record di oltre 46,1 miliardi di esportazioni agroalimentari Made in Italy del 2020 con un aumento dell’1,7% realizzato in piena pandemia Covid in controtendenza rispetto agli altri settori produttivi.
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento alle dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli che nel question time alla Camera ha annunciato che l’Italia sta lavorando con i Paesi che ancora non hanno espresso un parere formale rispetto al Nutriscore, come la Polonia, la Slovacchia, la Croazia e la Spagna “per trovare quella minoranza di blocco che come ultima ratio ci servirà per fermare questo grave pericolo per il sistema agroalimentare italiano”.
L’etichettatura nutriscore francese come quello a semaforo adottato in Gran Bretagna influenzano il consumatore, con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari. Un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che – sostiene la Coldiretti – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia – precisa la Coldiretti – di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate.
L’etichetta nutrizionale a colori peraltro – continua la Coldiretti – boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa UE dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid. In un momento difficile per l’economia – conclude la Coldiretti – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza contrastando le indicazioni fuorvianti ed estendendo l’obbligo di indicare in etichetta il Paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy.