Conseguenze socio-economiche della guerra Russia-Ucraina nel Mediterraneo Presentato a Napoli il ‘Mediterranean Economies 2023’, volume a cura del CnrIsMed, edito da ‘Il Mulino’. Dopo la pandemia, la ripresa è stata danneggiata dalla guerra che ha ridotto il rimbalzo nel 2022 dei paesi del sud Mediterraneo cresciuti in media al 3,7% rispetto ai paesi euromediterranei con indice al 4,6%.
Il conflitto ha acceso l’inflazione attraverso il prezzo degli energetici: nei Paesi euromediterranei, tra il 2021 e il 2022 essa è balzata a più di 7 punti percentuali in media, dall’1,68% al 7,9%. Gli alti tassi dovuti alle politiche monetarie restrittive e l’incertezza hanno ulteriormente ridotto gli investimenti in tutta l’area Med
Le conseguenze geopolitiche e socio-economiche della guerra Russia-Ucraina nell’area mediterranea sono al centro del Mediterranean Economies 2023 (ME23), versione internazionale del Rapporto sulle economie del Mediterraneo (https://www.darwinbooks.it/doi/10.978.8815/411167), curato dall’Istituto di studi sul Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismed) edito da ‘Il Mulino’.
Il Rapporto è stato presentato questa mattina a Napoli presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare. All’evento hanno preso parte Patrizio Bianchi, Professore emerito di economia applicata-Università degli Studi di Ferrara, già Ministro dell’Istruzione, Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli, Maria Chiara Carrozza, Presidente del Cnr e Salvatore Capasso, Direttore del Dipartimento scienze umane e sociali, patrimonio culturale del Cnr.
“Dopo aver analizzato gli effetti della pandemia di COVID-19 nella scorsa edizione, il Mediterranean economies 2023 si sofferma su altre 2 grandi sfide che le economie mondiali hanno dovuto affrontare tra il 2022 e il 2023: un significativo aumento dell’inflazione e il conflitto Russia-Ucraina, che ha incrementato le tensioni geopolitiche”, spiega Giovanni Canitano, uno dei curatori del Rapporto. “Questi shock hanno avuto effetti negativi significativi sulle prospettive di crescita economica globale, seppure, l’impatto è stato disomogeneo, con notevoli variazioni, soprattutto tra i Paesi mediterranei. Dopo la grande crisi pandemica del 2020, la ripresa è stata danneggiata dalla guerra che ha ridotto il rimbalzo nel 2022 dei paesi del sud Mediterraneo cresciuti in media al 3,7% rispetto ai paesi Euro Mediterranei cresciuti invece al 4,6%.
In particolare, la guerra ha acceso l’inflazione attraverso il prezzo degli energetici. Tra il 2021 e il 2022 l’inflazione nei Paesi Euro Mediterranei è balzata di più di 7 punti percentuali in media, dall’1,68% al 7,9%”. In effetti, come confermano le recenti crisi nella Striscia di Gaza e nel Mar Rosso, le reazioni del mercato dettate da paura e incertezza nel panorama politico internazionale, incidono profondamente sulle economie mondiali. “La guerra della Russia all’Ucraina rischia di produrre effetti sulla crescita di lungo periodo nell’area Med. Gli alti tassi dovuti alle politiche monetarie restrittive e l’incertezza hanno ulteriormente ridotto gli investimenti in tutta l’area Med”, aggiunge Salvatore Capasso, curatore del volume e direttore Cnr-Dsu.
“I dati dicono che gli investimenti in percentuale del Pil nell’area euro mediterranea passano da una media del 23,7% dei primi anni duemila al 21,4 atteso nel 2027. Ancora più forte è la caduta degli investimenti nei paesi del sud del Mediterraneo che passano nello stesso lasso di tempo dal 27,3 al 22,1% del Pil. Le tensioni economiche tra la Russia e le economie occidentali hanno creato una pressione senza precedenti sui prezzi degli asset e delle risorse strategiche, portando a effetti di lunga durata. Le aziende internazionali occidentali sono state costrette a delocalizzare le proprie attività non solo lontano dalla Russia ma anche da mercati importanti come la Cina”.
Inoltre “I governi stanno riesaminando le strategie a lungo termine su energia e accesso ai mercati internazionali, con il rischio di una divisione del mondo in blocchi autonomi con diversi standard tecnologici, sistemi di pagamento e valute dominanti. Questa incertezza costituisce un freno agli investimenti, che erano già in declino a lungo termine. Negli ultimi due decenni, il rapporto investimenti/PIL è diminuito in quasi tutti i paesi del Mediterraneo, con particolare impatto nei paesi del Sud.
Si prevede che gli investimenti in queste economie scenderanno dal 27,3% del PIL nel decennio 2000- 2009 al 22% nel 2027, mettendo a rischio le politiche governative per ridurre le disuguaglianze di reddito e promuovere la crescita economica, comprese le transizioni digitali ed energetiche”. Dopo decenni di bassa inflazione e tassi di interesse vicini allo zero, l’inflazione è salita notevolmente in molte economie, incluso il Mediterraneo.
“Questo fenomeno ha causato un aumento significativo dei tassi di interesse, mettendo pressione sui mercati del credito e sullo spazio fiscale, specialmente per i paesi mediterranei con elevato rapporto debito/PIL. Dopo la pandemia, i governi euromediterranei hanno aumentato la spesa pubblica, generando un aumento del deficit e del debito pubblico.
Ad esempio, il debito pubblico italiano è salito dal 134% del PIL nel 2020 al 147% nel 2022. In un contesto di incertezza e tassi di interesse elevati, questi paesi fortemente indebitati potrebbero avere difficoltà a gestire i loro livelli di debito” conclude Capasso. “La guerra Russia-Ucraina ha consolidato la posizione strategica del Mediterraneo nei mercati energetici”, spiegano Irene Bosco, Cnr-IsMed e Giovanni Canitano.
“La regione MENA (Middle East and North Africa) gioca un ruolo cruciale nel soddisfare il fabbisogno energetico delle nazioni vicine grazie alla sua posizione geografica favorevole per le risorse e gli scambi commerciali. Europa e Asia dipendono fortemente da petrolio e gas naturale, nonostante l’aumento dei consumi di energie rinnovabili generata dalla transizione verde. Nonostante il ruolo strategico degli Stati Uniti come fornitori di energia, i paesi MENA rimangono i principali fornitori di petrolio e gas naturale.
Questo diventa particolarmente rilevante considerando le recenti interruzioni delle forniture energetiche legate al conflitto russo-ucraino”. La guerra Russia-Ucraina ha avuto impatti importanti anche sul il trasporto merci e la logistica nel Mediterraneo meridionale. “I paesi di questa regione stanno cercando di integrarsi nelle catene di approvvigionamento globali e adeguare i loro sistemi di trasporto alle mutazioni nella logistica e gestione della catena di approvvigionamento, ma emergono carenze nel coordinamento e nella resilienza alle crisi, che hanno generato un vero e proprio gap logistico tra la sponda settentrionale e meridionale del Mar Mediterraneo”, spiegano Pietro Evangelista e Tania Toffanin del Cnr-IsMed “Nel sud del Mediterraneo, il settore logistico è sottosviluppato con limitata capacità e innovazione. Le aziende locali spesso operano come subappaltatori per l’UE, ostacolando l’integrazione nelle catene di approvvigionamento internazionali.
A livello politico, è essenziale che i paesi del Mediterraneo si integrino con l’UE per migliorare la preparazione e la resilienza logistica. Questo richiede la rimozione di barriere tariffarie e la liberalizzazione commerciale per massimizzare i benefici di un’area di libero scambio euro-mediterranea”. In conclusione, la guerra tra Russia e Ucraina ha alterato l’equilibrio geopolitico mondiale, segnando la fine dell’era di globalizzazione instaurata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989.
“Dal febbraio 2022, il mondo è più polarizzato e i mercati internazionali sono maggiormente frammentati. La contrapposizione tra le economie occidentali e la Russia cambia la dinamica del commercio internazionale, creando nuovi centri di importanza geopolitica. In questa prospettiva, il Mediterraneo potrebbe riassumere una nuova centralità. Le modifiche nella strategia energetica dell’UE e nelle catene di produzione apriranno nuove possibilità di integrazione tra la sponda settentrionale e meridionale del Mediterraneo. Sotto la pressione delle turbolenze geopolitiche, i paesi dell’area euro-mediterranea e l’UE, in generale, possono costruire collegamenti più forti con i paesi sub-sahariani e l’Africa, aprendo nuove opportunità di crescita e sviluppo per tutte le parti coinvolte.
In questa direzione sembra andare la Raccomandazione del Parlamento europeo del 14 settembre 2022 alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, concernente il partenariato rinnovato con il vicinato meridionale. Questa Nuova Agenda per il Mediterraneo sarà il focus dell’edizione 2024 del Mediterranean economies”, spiega il direttore Cnr-Dsu Salvatore Capasso. Per il prof. Patrizio Bianchi “L’intrecciarsi della guerra in Ucraina e di Gaza ha riacceso in tutto il mondo i rischi di una perdita di controllo della situazione mondiale. Si ripristini l’autorità delle Nazioni Unite e l’Europa si faccia finalmente promotrice di una pace duratura, riacquistando un ruolo internazionale oggi appannato. Il Rapporto 2023 Cnr-Ismed sul Mediterraneo è un prezioso contributo scientifico per comprendere le dinamiche e gli sviluppi economici”.