La possibilità di fruire di altre quattro settimane di integrazione salariale è senz’altro positiva. Purtroppo, però, l’intervento rischia di essere reso inefficace dalle lungaggini e dalle difficoltà burocratiche, ma anche da indicazioni contrastanti e poco chiare. A lanciare l’allarme è Confesercenti.
Abbiamo chiesto una norma – scrive l’associazione di imprese – che potesse semplificare il sistema delle integrazioni salariali e permettere ai tanti nostri associati di far accedere i lavoratori più velocemente al sostegno al reddito. Abbiamo insistito con i Ministri competenti per un finanziamento ulteriore delle integrazioni salariali.
Abbiamo ripetuto in tutte le sedi politiche e istituzionali che il sistema speciale di integrazioni salariali creato per far fronte a Covid-19 non era adatto alla situazione economica post-pandemica.
Il d.l. 52/2020 accoglie in parte delle nostre richieste. È positiva la possibilità di fruizione delle ulteriori quattro settimane di integrazione salariale, senza dover attendere il mese di settembre. È positiva la norma di rifinanziamento del sistema. Ma anche le buone norme rischiano di cadere nella rete della burocrazia INPS che, come noto a tutti oramai, da una parte, è carente dei meccanismi digitali per far fronte alle domande pervenute e, dall’altra, non riesce a risolvere i problemi pratici che i nostri associati debbono affrontare quotidianamente perché mancano istruzioni operative sulle procedure.
Siamo in attesa, ancora oggi, 17 giugno, della circolare sul Decreto Rilancio. L’accesso alle settimane ulteriori stabilite dal Decreto Rilancio è di fatto ancora bloccato per carenza di indicazioni operative da parte dell’INPS. Non si comprende quale sia il criterio di computo di utilizzo delle precedenti nove settimane che è il presupposto per accedere ai successivi periodi di sospensione.
Si attendono tali indicazioni per permettere di realizzare una procedura più fluida e scevra da complessità che di fatto bloccano l‘utilizzo delle 18 settimane complessive. In materia di cassa in deroga siamo già al 17 giugno e nulla è ancora chiaro sulla nuova cd. procedura semplificata gestita direttamente dall’INPS.
Ancora una volta, dunque, la burocrazia si rivela nemica delle buone norme. Nel d.l. 52/2020 manca un coordinamento efficace sul gioco a scacchiera dei termini da rispettare. Se il d.l. 52/2020 deroga il d.l. 18/2020 (Decreto Cura Italia), come modificato dalla legge di conversione e dal Decreto Rilancio, si deve indicare chiaramente nelle note operative che i datori di lavoro possono far accedere i lavoratori alle 18 settimane, al di là dei termini e delle condizioni poste nella regolazione di febbraio e di maggio 2020 e senza soluzione di continuità.
“La possibilità di altre quattro settimane di cassaintegrazione è una bella notizia, ma solo in apparenza: nella realtà, le imprese non sanno come procedere”, spiega Mauro Bussoni, Segretario Generale di Confesercenti nazionale. “Aldilà dei buoni propositi, il male della burocrazia continua ad affliggere imprese e lavoro. Bisogna cambiare metodo, eliminando le farraginosità del sistema. Serve semplificazione, e l’accesso ai benefici con burocrazia zero o quasi. Abbiamo salutato come innovativa la procedura utilizzata dall’agenzia delle entrate per i contributi a fondo perduto, che garantisce l’arrivo delle risorse in 10 giorni, grazie allo spostamento dei controlli dopo l’erogazione. Lo stesso approccio deve essere utilizzato anche per la cassaintegrazione: i ritardi della Cig sono intollerabili per le imprese e per i lavoratori”.