Giorni decisivi per la conta dei danni causati dalle gelate della scorsa settimana. Con un balzo eccezionale delle temperature, hanno finito per togliere la primavera al 60% dell’agricoltura italiana, messa ko da Nord a Sud Italia, fino in Sardegna. Secondo una nuova stima di Cia-Agricoltori Italiani gli effetti del gelo sui campi di quasi tutto il Paese con un taglio della produzione anche totale e per diversi milioni, richiedono ora un piano d’emergenza con risorse ancora più straordinarie e nuove strategie contro i cambiamenti climatici.
Servono, ribadisce Cia, migliori strumenti di gestione del rischio e incentivi, attraverso il PNRR, allo sviluppo di sistemi tecnologici di protezione delle colture. La straordinarietà delle forti e brusche variazioni meteorologiche nel momento di piena fioritura delle piante, sottolinea Cia, fa evidenziare, ora, l’urgenza di un nuovo approccio al problema delle calamità naturali da affrontare anche in Europa e in chiave Green Deal.
Dal Veneto al Piemonte, dall’Emilia-Romagna alla Toscana, ma anche in Umbria, Lazio e Sardegna, fino in Campania, Basilicata e Puglia, si è trattato di gelate che non si vedevano da 20 o 30 anni, ma che oggi si possono affrontare con consapevolezza e strumenti diversi e più innovativi, anche in piena crisi economica da pandemia.
Un intero campo di tulipani a Foggia, il primo e l’unico in tutta la Puglia, è andato completamente distrutto. Nella regione, vigneti, frutteti, ortaggi, seminativi, mandorleti e fiori sono stati pesantemente danneggiati e, in molti casi, i prossimi raccolti potrebbero essere in parte o del tutto compromessi. Le gelate hanno colpito duro anche nel Barese, nella Bat, in provincia di Taranto, nel Brindisino e nel Leccese. Un disastro che porta a chiedere lo stato di calamità, ma anche un fondo assicurativo per tutelare le aziende agricole dagli eventi naturali e dalle crisi di mercato, in parte coperto dalla fiscalità generale e in parte dai fondi del Psr, per svincolare gli agricoltori sui rischi da assicurare e ridurre le franchigie.
In Umbria, sono ore critiche per le verifiche sull’olio, ma è certo che i -8 gradi hanno lasciato il segno sul territorio. Colpito il settore ortofrutticolo e quello vitivinicolo, con il Sangiovese e il Grechetto che registrano un danno di produzione notevole, ma non ancora quantificabile. Le due varietà della vite sono, infatti, le più precoci, oltre a essere quelle maggiormente coltivate in Umbria. Nel corso delle passate settimane, con punte di 27 gradi ad anticipare l’estate, si sono visti i primi germogli. Ora, la gelata ha bloccato lo sviluppo delle viti nel momento più importante. Con un clima ottimale da adesso fino alla vendemmia, si avrà una pianta ancora in salute, forse, ma con ben pochi frutti.
“La rapidità del confronto sui territori perché si attivino le istituzioni a livello regionale è ora nelle ore decisive -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. Sul piano nazionale va fatta con urgenza una ricognizione degli strumenti vigenti e un’analisi del problema nell’ambito del PNRR e del Next Generation Eu per ragionare sul lungo periodo, ma dare anche, subito, risposte concrete”.