Oltre 30 anni di denatalità ed il conseguente invecchiamento della popolazione attiva in età lavorativa hanno creato gravi squilibri sul mercato del lavoro italiano. Questa condizione richiede sempre più politiche di ingressi regolari all’interno di un quadro legislativo sull’immigrazione, oramai, per CGIL CISL UIL superato nei fatti.
L’emanazione del decreto flussi non è stata in grado di soddisfare nemmeno un terzo delle richieste pervenute dai datori di lavoro, tanto che ne è stato annunciato un altro su base triennale con numeri ben più ampi. Si tratta comunque di un dispositivo farraginoso che ha mostrato nel tempo la sua inadeguatezza a gestire gli ingressi regolari per lavoro.
Secondo Cgil, Cisl e Uil, infatti la gestione dei flussi migratori va affrontata con un programma lungimirante, modificando radicalmente la legge Bossi-Fini, permettendo l’ingresso di stranieri per ricerca di lavoro, l’emersione degli stranieri già presenti irregolarmente nel nostro Paese, ed adottando – per chi fugge da situazioni di guerra – la direttiva UE n. 55/2001, già applicata, giustamente, per la popolazione ucraina; garantendo a tutti il diritto a richiedere asilo o protezione, come previsto dalle normative internazionali. Bisogna tra l’altro, accantonare la visione emergenziale che invece viene confermata con l’ordinanza 984.
Gli aspetti relativi alla protezione, d’altra parte, non possono essere trattati come un problema marginale da cancellare. Proprio per queste motivazioni, CGIL, CISL e UIL, alla vigilia della discussione in Senato del Ddl. 591/2023, rivolgono un appello al governo ed a tutte le istituzioni, affinché il diritto alla protezione venga salvaguardato, garantendo un esame serio delle domande individualmente presentate, rafforzando il sistema di accoglienza ed integrazione affidato ai Comuni.
Oltretutto l’azione del Governo italiano va attivata su più livelli: tra le istituzioni internazionali e l’Europa, tra l’Europa ed i singoli paesi componenti l’unione, all’interno del nostro paese. Va costruito un sistema di accoglienza adeguato, ben innervato su tutto il territorio nazionale che sappia fronteggiare le diverse caratteristiche dell’immigrazione.
È necessario adottare una visione di lungo periodo sapendo che la condivisione tra tutte le forze politiche ed il mondo dell’associazionismo, faranno la differenza su un tema così complesso, che va ben aldilà di una legislatura. Ricordiamo che i processi migratori che videro protagonisti il nostro paese, durarono oltre 100 anni tra il 1873 ed il 1985.
CGIL CISL UIL sono convinte che un player fondamentale, sempre più importante su questi temi, possa essere il dialogo tra governo e parti sociali, finora insufficiente, sia per la linea d’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, sia per la formazione.