Con il 30% di pioggia in meno è allarme siccità in Italia mentre i livelli del Po e dei grandi laghi sono in discesa, le riserve idriche nazionali in affanno e le alte temperature favoriscono il propagarsi degli incendi spesso dolosi.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr per i primi 7 mesi dell’anno in relazione all’ultima ondata di caldo africano che sta portando rapidamente la colonnina di mercurio sopra i 40 gradi con ortaggi ustionati e la terra che si spacca per la calura.
Nonostante nubifragi estivi e grandinate sempre più violente per l’energia termica accumulata nell’atmosfera – sottolinea la Coldiretti – il Po al Ponte della Becca a Pavia, alla confluenza con il Ticino, è sceso a -2,86 metri sotto lo zero idrometrico perdendo l’82% dal livello di inizio dell’estate mentre nel Delta si fa sempre più grave il problema del cuneo salino che, con il grande fiume troppo debole per fermarlo, risale dal mare e rende inservibile l’acqua per l’irrigazione e desertifica la terra.
Intanto anche i maggiori laghi del nord che servono a dissetare i campi della Pianura Padana, dove si produce un terzo del Made in Italy agroalimentare nazionale, sono in affanno. Il livello del lago Maggiore – spiega la Coldiretti – è crollato del 115% da quanto è cominciata l’estate finendo oltre 19 centimetri sotto lo zero idrometrico e con appena il 16,8% di riempimento dell’invaso, nello stesso periodo il lago Como, pieno solo per ¼ (24,7%) ha perso il 97% del livello scendendo ad appena 1,9 centimetri sopra lo zero idrometrico. Stesso trend – sottolinea la Coldiretti – per il livello dell’Iseo che fa segnare il 69% in meno ed è pieno solo al 45%, mentre resiste il Garda con 104 centimetri sopra lo zero idrometrico contro i 77,7 della media storica e quasi il 78% di riempimento dell’invaso.
Ma sono in forte deficit da mesi anche i bacini del centro-sud – sottolinea la Coldiretti – dalle Marche alla Sicilia, dalla Puglia fino alla Basilicata dove i principali invasi hanno 50 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 secondo l’Autorità di bacino regionale.
E mentre in Italia si accentua la tendenza al surriscaldamento con il 2020 che è stato fino adesso di oltre un grado (+1,01 gradi) l’anno più caldo della media storica, al quarto posto dal 1800, sulla base dell’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr, aumenta anche il rischio incendi con 450 roghi negli ultimi due mesi per i quali è stato chiesto al Dipartimento della Protezione civile l’intervento dei mezzi della flotta aerea dello Stato per aiutare le operazioni di spegnimento a terra con un tragico bilancio – spiega la Coldiretti – di migliaia di ettari bruciati, animali morti, alberi carbonizzati, oliveti e pascoli distrutti e fiamme che arrivano a lambire le città.
Ci vogliono almeno 15 anni – evidenzia la Coldiretti – per far rinascere tutto l’ecosistema forestale con il blocco di tutte le attività umane tradizionali del bosco. Una situazione angosciante che l’Italia è costretta ad affrontare perché se da una parte il 60% dei roghi è di origine dolosa, dall’altra – evidenzia la Coldiretti – per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi italiani si trova senza la presenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di 1/3 della superficie nazionale è coperta da boschi per un totale di 10,9 milioni di ettari. La corretta manutenzione – conclude la Coldiretti – aiuta a tenere pulito il bosco e ad evitare il rapido propagarsi delle fiamme in caso di incendi.