Le imprese e il mondo della finanza chiedono al Governo di accelerare la transizione dell’Italia alla sostenibilità e di aprire un tavolo di lavoro su questo tema presso la Presidenza del Consiglio.
Per la prima volta, le dieci associazioni imprenditoriali più rappresentative (Alleanza delle Cooperative Italiane, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Confartigianato Imprese, CNA, Confcommercio, Confindustria, Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, Unioncamere e Utilitalia), tutte aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), indicano in un documento congiunto le linee di azione necessarie per accelerare il passo verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, firmata dai 193 Paesi dell’ONU nel settembre 2015.
Il documento, presentato durante la conferenza dell’ASviS “Le imprese e la finanza per lo sviluppo sostenibile. Opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere”, svoltasi oggi a Milano nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile (21 maggio-6 giugno), indica gli interventi necessari per creare un contesto idoneo allo sviluppo sostenibile, per accelerare il decoupling tra crescita economica e pressione ambientale, per affrontare la dimensione sociale della transizione ecologica del sistema produttivo, per favorire lo sviluppo dei territori e la loro resilienza e per promuovere un modello economico orientato allo sviluppo sostenibile. Inoltre, le associazioni rinnovano gli impegni assunti con la sottoscrizione, nel 2017, del “Patto di Milano”2.
All’evento, organizzato presso l’Auditorium di Assolombarda, sono intervenuti molti dei protagonisti del mondo economico e figure emergenti dell’imprenditoria italiana.
L’impegno delle aziende e della finanza è in linea con quanto auspicano gli italiani: secondo una recente indagine di Eumetra, infatti, il 72% delle persone ritiene che le imprese dovrebbero occuparsi seriamente di sostenibilità e il 67% ritiene giusto che le aziende, di qualsiasi dimensione, tengano conto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, anche se ciò dovesse significare un aumento dei prezzi dei prodotti o dei servizi.
Tuttavia permane un bel po’ di scetticismo: infatti, il 48% degli italiani pensa che le imprese si occupino di sviluppo sostenibile perché hanno qualcosa da farsi perdonare, mentre il 38% ritiene che occuparsi di sostenibilità sia nell’interesse dell’impresa stessa.
Gli intervistati ritengono che un’impresa impegnata per lo sviluppo sostenibile dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: essere seria nell’affrontare questi temi (75%3), trattare bene i clienti (71%) e i dipendenti (73%), assicurare la qualità dei prodotti (73%), rispettare l’ambiente in tutte le attività (73%), essere attenta ai temi sociali (70%), al territorio in cui opera (73%) e all’uguaglianza di genere (66%).
“La sostenibilità è sempre più considerata un fattore strategico dalle imprese oltre a essere un importante elemento valoriale e reputazionale”, commenta Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, che con i suoi oltre 240 aderenti è la più grande rete italiana di organizzazioni della società civile.
“Allo stesso tempo, il mondo della finanza guarda con sempre più attenzione a realtà imprenditoriali innovative, rispondenti ai criteri Environmental, Social and Governance (ESG). Tali criteri obbligano a un cambiamento di prospettiva e a investire non tanto nell’ottica di un vantaggio immediato, ma in una prospettiva di medio-lungo termine”.
Il cambiamento verso un modello di sviluppo sostenibile si direbbe avviato e le imprese italiane potrebbero diventare un vero e proprio propulsore se fossero incoraggiate alla transizione da politiche di “sistema” che rimuovano i freni a questo processo.
Peraltro, la settimana scorsa, nel corso dell’evento di apertura del Festival, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva lanciato un chiaro allarme sui danni per il sistema economico derivanti dal cambiamento climatico, invitando le istituzioni finanziarie e il settore privato a prepararsi agli shock legati a condizioni di non sostenibilità dello sviluppo.
“L’Agenda 2030 riconosce alle imprese e alla finanza un ruolo fondamentale -sottolinea il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini– ed è evidente il cambiamento culturale che sta avvenendo, anche in Italia.
Il nostro Paese è ricco di aziende virtuose rispetto allo sviluppo sostenibile, ma questo non vale ancora per il sistema nel suo complesso, anche per l’assenza di politiche adeguate.
Il documento unitario elaborato grazie all’ASviS dà un segnale forte al Governo e alle altre istituzioni. Ora, però, bisogna passare ai fatti e ci auguriamo che il presidente del Consiglio convochi quanto prima il tavolo proposto dalle associazioni, anche in vista della preparazione della prossima Legge di Bilancio”.
“Cia-Agricoltori Italiani è impegnata nel percorso Il Paese che vogliamo, per rilanciare le istanze territoriali a partire dalle aree interne. Un impegno concreto verso l’attuazione dell’Agenda 2030 che promuove la sostenibilità e la riduzione delle disuguaglianze -aggiunge Mauro Di Zio, vicepresidente nazionale Cia-.
Nelle zone rurali oggi si concentra il livello più alto di disparità: scarsi servizi, infrastrutture carenti, assenza di banda larga, invecchiamento della popolazione.
Ma è proprio da qui che bisogna ripartire, con politiche di sostegno efficaci, invertendo il processo di abbandono e spopolamento delle aree interne.
Territori dove è strategico il ruolo degli agricoltori, per la sicurezza alimentare e per la produzione agricola, così come per la tenuta idrogeologica del Paese e la tutela di ambiente, biodiversità e paesaggio”.
Nel corso del convegno di oggi sono state presentate diverse iniziative, tra cui il Padiglione Italia a Expo 2020 di Dubai, pensato per sottolineare l’impegno del sistema Paese sui temi della sostenibilità, e l’impegno per lo sviluppo sostenibile dei 65 atenei appartenenti alla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS).