Anche l’Europa ha le sue gravi responsabilità: secondo un nuovo studio di Transport & Environment l’Europa brucia ogni giorno nei serbatoi di auto e camion oltre 17.000 tonnellate di olio di colza e di girasole, l’equivalente di 19 milioni di bottiglie. Ciò ha contribuito all’aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari, ulteriormente esasperato dall’invasione russa dell’Ucraina, portando anche allo svuotamento degli scaffali dei supermercati. Ecco perché tutte le associazioni ambientaliste europee associate al network di Transport&Environment hanno invitato i governi a dare la priorità al cibo rispetto al carburante e a porre fine immediatamente all’uso dei biocarburanti in competizione con le produzioni alimentari. Consapevoli di tale competizione, Regno Unito e Germania hanno annunciato di voler abbandonare la produzione di biocarburanti da colture alimentari e foraggere, a cui anche l’Italia dovrebbe allinearsi.
“Anche in Italia usiamo circa un milione di tonnellate di olio di palma – ricorda Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – “Metà miscelato nel gasolio dei motori diesel (i più inquinanti in circolazione) e l’altra metà per produrre “elettricità verde”. In entrambi i casi si tratta di “greenwashing”, come ha confermato la causa vinta da Legambiente, T&E e consumatori (MDC) contro il “biodiesel” di Eni del gennaio 2019. Cereali e semi oleosi sono alimenti per il miliardo di esseri umani più poveri, non fonte energetica per lavare la coscienza dei governi statunitensi ed europei. L’Italia e l’Europa debbono togliere subito gli incentivi ai biocarburanti, falsi rinnovabili.”
L’Ucraina rappresenta il 40% delle esportazioni mondiali di olio di girasole ed è anche il più grande fornitore europeo di olio di colza. Le merci che non possono uscire dall’Ucraina stanno esercitando una notevole pressione sulle forniture e, a loro volta, sui prezzi che sono fino a due volte e mezzo superiori rispetto agli anni precedenti. In Germania, ad esempio, gli oli da cucina sono tra le sei categorie di alimenti con il maggior aumento di prezzo.
Il 18% della produzione mondiale di olio vegetale è destinato al biodiesel. Quasi tutto questo è adatto al consumo umano. Negli ultimi anni, l’Europa ha immesso nelle sue auto e camion il 58% di tutto l’olio di semi di colza e il 9% di tutto l’olio di girasole consumato nella regione.
L’Europa brucia inoltre 10.000 tonnellate di grano nelle sue auto ogni giorno, aumentando la pressione su paesi come l’Egitto, che dipendono fortemente dalle importazioni. Ciò è stato aggravato nelle ultime settimane dai governi di tutto il mondo che hanno imposto restrizioni all’esportazione sulle principali colture alimentari, compresi gli oli. Di recente, l’Indonesia – principale fornitore di olio di palma in Italia – ha temporaneamente vietato le esportazioni di olio di palma per stabilizzare i prezzi locali. Allo stesso tempo, l’Europa devia quantità significative di olio di palma (50% della palma consumata in Europa) e olio di soia (32%) per alimentare le sue auto e camion.
“Di fronte a una crisi alimentare globale non possiamo permetterci di bruciare cereali e oli vegetali nei serbatoi delle nostre auto. Il Governo italiano – che ha spesso manifestato la preoccupazione di una crisi alimentare – dovrebbe unirsi a Regno Unito e Germania che hanno annunciato l’intenzione di limitare i biocarburanti da coltura” ha dichiarato Carlo Tritto, policy officer di Transport & Environment Italia. “In questi tempi di guerra, i biocarburanti vengono spesso presentati come un’alternativa al petrolio, ma la realtà è che arrivano a costare quasi due volte di più dei combustibili fossili. Il loro utilizzo è del tutto ingiustificato: oltre a contribuire ad esasperare una crisi alimentare, sono dannosi per il clima e più costosi per i consumatori. I miliardi sprecati per i biocarburanti dovrebbero essere investiti in energie veramente rinnovabili.”