Copa Cogeca, la Confederazione degli agricoltori e delle agro cooperative europee, insieme a Confagricoltura affronteranno a Roma, a Palazzo della Valle, le misure più efficaci per accorciare le filiere produttive e dialogare direttamente con la distribuzione e con il consumatore finale.

 

Quaranta Esperti da tutta Europa, partecipanti al Progetto UE SKIN coordinato dall’Università di Foggia, sono arrivati a Roma questa mattina per una tre giorni molto intensa dedicata allo scambio delle esperienze e buone pratiche nei diversi Paesi europei a beneficio degli agricoltori inseriti sia individualmente, sia collettivamente nelle filiere corte.

 

“I prodotti ed i mercati locali sono ormai una parte fondamentale del business agricolo e della sua capacità di rinnovarsi e di innovare – ha sottolineato la vicepresidente di Confagricoltura Elisabetta Falchi – così come la digitalizzazione favorisce e favorirà sempre più una relazione diretta con il consumatore finale, informato e responsabile delle sue scelte alimentari”.

 

Elisabetta Falchi ha richiamato l’esigenza di studiare nuovi modelli di business e nuove politiche d’impresa “che consentano anche all’imprenditore agricolo piccolo e medio di beneficiare dei vantaggi della vendita diretta, individuandone anche le criticità, e di quelli della digitalizzazione e delle innovazioni verticali e sistemiche lungo le diverse filiere produttive”.

 

Il tema estremamente attuale si presta ad una approfondita analisi delle migliori pratiche realizzate dalla produzione primaria nei diversi Paesi europei, ben oltre il solito enfatizzato e-commerce che, nell’agroalimentare, ha dato purtroppo risultati modesti per la grande difficoltà logistica di trasferire quasi in tempo reale prodotti freschi, freschissimi, deperibili, igienicamente vulnerabili, generalmente a basso valore unitario; con trasporti onerosi, fiscalità complesse e catene del fresco e del freddo spesso discontinue.

 

Vendere anche localmente e direttamente, garantendo sempre quantità e qualità alle produzioni europee, unitamente ad una sempre maggiore sostenibilità, sicurezza ed utilizzo responsabile ed efficiente delle risorse naturali e del capitale umano, è la sfida dei prossimi dieci anni, per arrivare capaci e consapevoli all’obiettivo europeo di Food 2030, ancor di più se si conserva la condizione di essere imprenditori, legati al territorio ed alle comunità locali.

 

Ne discuteranno a Roma: Bin Liù della FAO, Remigio Berruto dell’Università di Torino, Fedele Colantuono dell’Università di Foggia, Albino Russo di Ancc – Coop, Raffaele Maiorano dei Giovani Agricoltori, Marco Di Stefano della Rete delle Fattorie Sociali, Michele Contel dell’Osservatorio Giovani di Confindustria – Assobirra, Fulvio Sarzana dell’Università Nettuno, Jorn Andersen dell’Ambasciata Danese, Patrick Mc Crehan di quella irlandese CKA, Andras Sebok di Campden in Ungheria e Christophe Cotillon dell’Actia francese.

 

“Il futuro dell’agroalimentare in Europa – ha detto Daniele Rossi, delegato alla Ricerca ed Innovazione di Confagricoltura, partner strategico di SKIN – si giocherà non solo sull’innovazione in campo ambientale, sulla digitalizzazione, sulla genetica sia vegetale sia animale, sulla nutraceutica e sull’ alimentazione salutare, sulla gestione dell’acqua e del suolo, sulle energie rinnovabili, ma anche e soprattutto sui nuovi modelli di business, sull’accorciamento ed efficienza delle filiere produttive, sulle innovazioni organizzative e formative del capitale umano”.

 

“Fondamentale per il successo della ricerca e dell’innovazione europee – ha concluso la vicepresidente Falchi – saranno la più stretta collaborazione fra mondo accademico, agricoltura, industria ed Istituzioni; il rapporto fiduciario con i consumatori basato sulle reali conoscenze scientifiche e tecnologiche; nonché la sempre migliore cooperazione fra i diversi attori delle filiere”.