In netta controtendenza rispetto all’andamento generale crollano del 4,2% le ore lavorate in agricoltura a conferma delle difficoltà del settore che deve affrontare aumenti di costi insostenibili oltre agli effetti delle speculazioni sui prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al mercato del lavoro nel quarto quadrimestre del 2021.
Una difficoltà che si riflette anche nel calo del valore aggiunto per l’agricoltura e la pesca, con una diminuzione del 2,1% nello stesso trimestre, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat. Si tratta degli effetti dell’aumento dei costi di produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame, che sono poi letteralmente esplosi nel 2022 con lo scoppio della guerra in Ucraina.
Gli agricoltori per le operazioni colturali – spiega la Coldiretti – sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre – continua Coldiretti – l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi ma l’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi e il gasolio per le imbarcazione con oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante.
Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
Serve – conclude la Coldiretti – responsabilità della intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle e continuare a garantire le forniture alimentari alla popolazione con la guerra che mette a rischio gli scambi commerciali.