Il divieto d’asporto, così come formulato nelle bozze circolanti, è un intervento gravemente iniquo. Oltre alle imprese di somministrazione senza cucina – bar, caffetterie e simili – colpisce infatti anche i negozi specializzati in bevande, come le enoteche, dove non è prevista alcuna consumazione sul posto. Un divieto quasi da proibizionismo, se non fosse che è limitato solo a pubblici esercizi e negozi specializzati: minimarket e grande distribuzione potranno infatti continuare tranquillamente a vendere bevande, anche alcoliche.

 

Così Confesercenti commenta le bozze di DPCM riportate dai media.

 

Si tratta di una stortura da correggere immediatamente, perché rende ancora più odioso un divieto che è già di difficile comprensione. Si colpisce l’asporto per colpire gli assembramenti, che comunque continueranno anche con i bar e le enoteche chiuse per decreto. A questo si aggiunge l’incertezza che, come al solito, accompagna e precede i procedimenti restrittivi. Le imprese sono ormai all’esasperazione: è inaccettabile che non sappiano ancora se e in che modi potranno svolgere la propria attività, hanno bisogno di chiarezza per programmare l’attività. Bisogna cambiare metodo, così non funziona”.