Tornano a salire i crediti marci delle banche italiane: nei primi due mesi del 2019, rispetto a dicembre 2018, le sofferenze nette sono aumentate di quasi 2 miliardi di euro.
Il totale delle rate non pagate dalle imprese e dalle famiglie è passato in soli due mesi da 31,8 miliardi a 33,4 miliardi con un incremento superiore al 5%. Una inversione di tendenza che accompagna il costante calo dei prestiti: quelli al settore privato sono crollati, negli ultimi 12 mesi, di 58 miliardi (-4%). A pesare, in particolare, il crollo delle erogazioni in favore delle aziende, diminuite di oltre 56 miliardi da 733 miliardi a 676 miliardi (-7,6%). Per quanto riguarda le famiglie, invece, credito al consumo (+8 miliardi) e mutui per le abitazioni (+4 miliardi) attenuano la discesa degli “impieghi” totali, causata dalla diminuzione dei prestiti personali (-14 miliardi).
In totale, lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di oltre quasi 60 miliardi, passando da 1.362 miliardi a 1.304 miliardi: in media quasi 5 miliardi al mese tagliati ad aziende e cittadini.
Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo cui sono calati tutti i tipi di finanziamenti alle imprese: quelli fino a 1 anno di 39 miliardi, quelli fino a 5 anni di 3 miliardi e quelli oltre 5 anni (lunga durata) di 22 miliardi.
Si è di nuovo fermato il motore del credito, è un allarme rosso per la ripresa dell’economia. Il fatto che le sofferenze hanno invertito la tendenza
commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
Secondo il rapporto dell’associazione, che ha incrociato i dati della Banca d’Italia, il totale dei prestiti al settore privato è calato nell’arco dell’ultimo anno, di 58,3 miliardi (-4,29%) passando dai 1.362,6 miliardi di febbraio 2018 ai 1.304,2 miliardi di febbraio 2019.
Nel dettaglio, è calato di 56,4 miliardi (-7,69%) lo stock di finanziamenti alle imprese passati da 733,3 miliardi a 676,9 miliardi: in particolare, sono calati di 30,8 miliardi (-12,51%) da 246,5 miliardi a 215,7 miliardi i crediti a breve termine (fino a 1 anno); sono in calo di 2,8 miliardi (-1,73%) i finanziamenti di medio periodo (fino a 5 anni) passati da 165,9 miliardi a 163,1 miliardi; giù di 22,6 miliardi (-7,07%) i prestiti di lunga durata (oltre 5 anni) scesi da 320,8 miliardi a 298,1 miliardi. Risultano complessivamente in leggero calo di 1,9 miliardi (-0,32%) i prestiti alle famiglie, passati da 629,2 miliardi a 627,2 miliardi: in particolare, è salito di 7,9 miliardi (+8,27%) il credito al consumo (denaro concesso per acquistare elettrodomestici, automobili, televisori e smartphone) passato da 95,8 miliardi a 103,7 miliardi; in aumento anche i mutui di 4,2 miliardi (+1,12%), saliti da 375,5 miliardi a 379,7 miliardi; in pesante calo, invece, i prestiti personali, scesi di 14,1 miliardi (-8,94%) da 157,9 miliardi a 143,7 miliardi.
Per quanto riguarda i prestiti non rimborsati, si registra un rilevante calo delle sofferenze lorde, diminuite in totale di 63,4 miliardi (-38,76%) dai 163,5 miliardi di febbraio 2018 ai 100,1 miliardi di febbraio 2019. Il rapporto tra sofferenze lorde e prestiti è passato dal 12,01% al 7,68%.
Sono calate di 46,3 miliardi (-40,74%) le rate non pagate dalle aziende, scese da 113,8 miliardi a 67,4 miliardi; in diminuzione di 10,7 miliardi (-32,59%) anche i crediti deteriorati riconducibili alle famiglie, passati da 32,9 miliardi a 22,1 miliardi e continuano a calare anche quelli legati alle imprese familiari, scesi da 13,5 miliardi a 8,1 miliardi, in contrazione di 5,4 miliardi (-39,93%); risultano in diminuzione di 879 milioni (-27,02%) anche le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni, dei fondi e delle onlus, passate da 3,2 miliardi a 2,3 miliardi.
Il totale delle sofferenze nette, ovvero quelle non coperte direttamente da garanzie, è diminuito in un anno di 20,9 miliardi (-38,32%) da 54,5 miliardi a 33,6 miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e prestiti è passato dal 4,00% al 2,58%. All’inizio del 2019, però, si sta registrando una brusca e rilevante inversione di tendenza: le sofferenze nette, infatti, sono salite di 1,7 miliardi (+5,54%) dai 31,8 miliardi di dicembre 2018 ai 33,5 miliardi di gennaio e a 33,6 miliardi di febbraio.