Nel 2019 le esportazioni di vino Veneto hanno raggiunto l’iperbolica cifra di 2,35 miliardi di euro di fatturato, segnando un +5% rispetto all’anno precedente.
Un trend di crescita, peraltro in linea con le esportazioni italiane di vino, che sembrava inarrestabile, finché purtroppo non è arrivata ad inizio 2020 la crisi dovuta a Covid-19.
La fotografia delle esportazioni di vino veneto nel 2019 l’ha appena fatta Veneto Agricoltura nel suo nuovo Report “L’export di vino veneto nel mondo”, ricco di dati e approfondimenti.
I tecnici dell’Agenzia regionale rilevano che anche i quantitativi di vino prodotto sono saliti nel corso del 2019 (+15,8%) a fronte dei 788 milioni di kg di vino alienati. Come conseguenza ai maggiori rialzi dei volumi rispetto all’incasso totale, si sono avuti però dei ribassi dei prezzi medi di vendita, con quello medio totale che si è fermato a 2,99 €/litro, segnando così un decremento annuo del -9,4% e riportandosi sui livelli del 2017.
Il report dell’Agenzia regionale evidenzia inoltre che è proseguito l’exploit dei vini spumanti veneti, capeggiati ovviamente dal Prosecco, che nel 2019 ha realizzato un incasso complessivo di 920 milioni di euro e un aumento in valore del +5% rispetto al 2018. Se i quantitativi esportati di Prosecco crescono del +10,5% (239 milioni di kg), il prezzo medio, di contro, cala a 3,85 euro/litro (-4,9%).
Più stabile invece il mercato dei vini fermi in bottiglia, visto che ai quasi 1,30 miliardi di euro incassati dalle vendite all’estero nel 2019 corrisponde un rialzo del +5,7% rispetto al 2018, con i volumi venduti che crescono del +9,3% (4 milioni di ettolitri totali), mentre il prezzo medio è calato del -3,2% (3,24 euro/litro).
I tecnici di Veneto Agricoltura si sono concentrati anche su quelli che sono i maggiori mercati di sbocco del vino veneto. Anche nel 2019 Stati Uniti, Regno Unito e Germania si sono posizionati in vetta a questa speciale graduatoria. Si tratta di uno scenario che si caratterizza per il forte accentramento delle vendite in pochi Paesi, con tutte le conseguenze positive e negative che ne derivano. Basti pensare che negli ultimi dieci anni il mercato americano è cresciuto del +148,2%, quello britannico del +227,5%, mentre si mostra più stagnante quello tedesco, salito “solo” del +40%.
Le note dolenti per il comparto del vino, come del resto per tutti gli altri settori dell’agricoltura, hanno fatto quest’anno la loro comparsa con lo scatenarsi della pandemia da Covid-19, che non ha risparmiato le esportazioni di vino italiano, visto che nel primo semestre il fatturato è sceso del -3,4% (2,91 miliardi di euro). Di pari passo, il Veneto ha fin qui perso introiti per il -3,6% (1,03 miliardi di fatturato) rispetto allo stesso periodo del 2019.
Inoltre, nei primi sei mesi dell’anno il comparto del vino ha dovuto fare i conti anche con i noti problemi legati al settore della ristorazione, che a causa del primo lockdown ha visto gli incassi crollare fino quasi ad azzerarsi nel periodo pasquale. Oggi i principali attori del settore vinicolo nazionale sperano di risollevare le sorti delle loro vendite all’estero nel periodo natalizio, ma la seconda ondata della pandemia e le relative restrizioni in atto non lasciano presagire nulla di buono.