È meglio che il sindaco di Milano, Sala, si concentri sui problemi della sua città che sono tanti ed importanti e lasci le questioni salariali dei lavoratori pubblici ai contratti di cui si occupano da sempre i sindacati nel nostro paese. Ciascuno faccia il proprio mestiere con senso di responsabilta.
Lo scrive sulla pagina facebook della Cisl, la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, commentando oggi la proposta delle gabbie salariali per i dipendenti pubblici lanciata ieri dal sindaco di Milano, Sala.
“Dopo il senatore Pietro Ichino che qualche settimana fa aveva inopinatamente affermato che lo smart working per i dipendenti pubblici è stata una vacanza, ieri il sindaco di Milano ha proposto una antistorica diversificazione salariale tra i dipendenti pubblici del nord e del sud. Al sindaco Sala vogliamo ricordare che oggi piu’ di ieri il tema da affrontare e’ come unire il nostro paese e non dividerlo ulteriormente.
Bisogna superare gli enormi divari infrastrutturali e dei servizi sociali tra le regioni del Nord e quelle del Sud e alzare tutti i salari e le pensioni con una tassazione inferiore ed attraverso una contrattazione dinamica che sia nel pubblico impiego sia nei settori privati punti ad aumenti salariali nazionali, aziendali e territoriali legati alla produttivita’, alla qualita’, all’efficienza, alla sicurezza del lavoro. Il mondo del lavoro non ha bisogno di proposte estemporanee dal sapore populistico e demagogico che fanno solo confusione.
Nel merito, i lavoratori pubblici hanno diritto ad un salario dignitoso a prescindere dalla loro origine e collocazione geografica nel territorio nazionale. Per questo la Cisl ha chiesto e continua a sollecitare il Governo a rinnovare subito i contratti pubblici, stanziando le risorse necessarie in linea con l’andamento della contrattazione negli altri settori. Se il sindaco Sala vuole dare un contributo in tal senso, solleciti anche lui il Governo a rinnovare i contratti pubblici che sono lo strumento migliore e piu’ adeguato per tutelare i lavoratori e cambiare la pubblica amministrazione nel quadro degli interessi generali del paese”.