Coronavirus, trasporto merci: oggi il problema è anche ai confini con la Slovenia e la Croazia. Che aggiungono i loro ‘blocchi’ a quelli attuati dall’Austria. “Così le merci rischiano di non arrivare nei negozi di generi di prima necessità”, denuncia Conftrasporto-Confcommercio.
La Confederazione nazionale delle imprese di trasporto ha scritto oggi alla Commissione Europea e al Governo italiano sollecitando un intervento nel rispetto del principio della libera circolazione delle merci in Europa.
“Le segnalazioni che ci arrivano dai nostri autotrasportatori sono allarmanti”, dichiara il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto Paolo Uggè .
“Sottoponiamo alla Vostra attenzione l’attuale criticità e i gravissimi problemi che stanno investendo il settore dei trasporti stradali in seguito all’emergenza sanitaria legata al COVID-19 nel territorio dell’Unione e in particolare ai confini con Austria, Slovenia e Croazia. – si legge nella lettera inviata a sua firma all’Ue e al Governo italiano – Se da un lato può essere condivisa la generalizzata sensibilità al fenomeno epidemiologico da parte delle Autorità di alcuni Stati membri, è inaccettabile che tali prassi incidano in modo disomogeneo e unilaterale sulla libera circolazione delle merci e sulla libera prestazione dei servizi, impedendo o, comunque, rendendo estremamente laboriosa la circolazione ai veicoli che trasportano beni provenienti dall’Italia”.
“Ad oggi – prosegue la lettera – le Autorità di controllo di alcuni Stati membri hanno posto in essere misure di interdizione o di controllo complesso al confine con l’Italia rendendo di fatto estremamente difficile se non addirittura impossibile il mantenimento dei servizi di trasporto che devono attraversare o raggiungere i loro territori nazionali”.
“Tutto ciò è in palese contrasto con le libertà fondamentali della Unione e del testo basato sulla: (1) libera circolazione delle merci; (2) libera circolazione delle persone; (3) libera prestazione dei servizi; (4) libera circolazione dei capitali. Principi che, ad oggi, sono disciplinati dal Trattato sul funzionamento della Unione Europea (“TFUE”), la cui inosservanza costituisce una violazione del diritto unionale stabilito nello stesso trattato”.
“Chiediamo quindi un Vostro urgentissimo intervento di sensibilizzazione nei confronti degli Stati membri volto a scongiurare l’adozione di provvedimenti unilaterali che danneggiano le imprese, i cittadini e, in definitiva, la coesione europea”, conclude la lettera.