Quest’anno, per effetto delle modifiche alla flat tax degli autonomi contenute nella manovra di bilancio, 10 mila lavoratori neo iscritti al regime forfetario dovranno rinunciare all’attività autonoma.

Si tratta di tutti coloro che hanno aperto la partita Iva nel 2019, ma che avevano contemporaneamente un reddito da lavoro dipendente o assimilato.

La legge di bilancio per il 2020 prevede, infatti, l’introduzione di nuovi requisiti di accesso al regime forfetario, da possedere l’anno precedente all’applicazione del regime. Tra questi, il non aver percepito redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli dì lavoro dipendente, di cui rispettivamente agli articoli 49 e 50 del TUIR, eccedenti l’importo di 30 mila euro.

Tale condizione sembra, in particolare, svantaggiare i titolari di partita Iva con un’età compresa tra i 51 e i 65 anni (4.084 abbandoni) e i pensionati over 65 (3.527).

A fornire questi dati è lo studio “Regime forfetario: i dati 2019 e la proiezione sul 2020”, redatto dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, realizzato in collaborazione con il Dipartimento Economia e Fiscalità del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, che ha analizzato i dati delle aperture delle partite Iva avvenute durante i primi 9 mesi del 2019, con particolare riferimento ai soggetti che hanno aderito al forfetario a seguito delle modifiche introdotte dalla manovra 2019; ed effettuato una stima dei soggetti che quest’anno saranno costretti ad abbandonare il forfetario per via delle nuove restrizioni contenute nella legge di bilancio.

Dall’analisi risulta che 10 mila lavoratori con redditi da lavoro o da pensione non avranno più convenienza quest’anno a svolgere un’attività autonoma. In particolare, desisteranno dall’arrotondare la pensione circa 3,5 mila neo iscritti over 65 e dall’incrementare i propri guadagni circa 4mila autonomi fra i 51 e i 65 anni con redditi superiori ai 30 mila euro l’anno.