foto generica

Sono le donne a trascinare il mercato del lavoro. A registrarlo  l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, con il rapporto “La crescita del mercato del lavoro in Lombardia”.

A fare la parte del leone per quanto riguarda l’occupazione femminile è la Lombardia, dove nel decennio tra il 2008 e il 2018, il numero di donne occupate è cresciuto del 5,9% (con 105 mila unità in più); nello stesso lasso di tempo, l’occupazione maschile lombarda è cresciuta solo dello 0,9% (+22 mila unità).

Se dunque la Lombardia del 2018 ha superato di ben 127 mila unità gli occupati del 2008, il maggior contributo è da individuare proprio nella componente femminile. Nel dettaglio, lo studio dimostra come la crisi finanziaria abbia determinato una flessione dell’occupazione delle donne solo fino al 2011, per poi ripartire negli immediatamente anni seguenti; al contrario, invece, l’occupazione maschile è rimasta in flessione fino al 2015.

Il tasso di inattività femminile in Lombardia è dunque passato dal 39,9% del 2008 al 35,8% dell 2018, di gran lunga inferiore alla media nazionale del 43,8% (trascinato in alto soprattutto dal Meridione, dove il tasso di inattività femminile si attesta al 58,4%). Nel medesimo decennio non sono cresciute solo le donne occupate, ma anche le laureate, cresciute del 53,1%, di fronte a una crescita ‘ridotta’ dei laureati, pari al 33,2%.

Gli esperti non possono che guardare positivamente al dato lombardo, che sembra pian piano voler avvicinare il dato nazionale a quello europeo (dove l’occupazione femminile è del 61.2%): col crescere del numero delle donne occupate ci sarebbe, per esempio, un’automatica crescita del PIL.

Gli studi fatti a livello nazionale poi parlano chiaro: nel nostro Paese è occupata solamente una donna su due, e non è dunque un caso se sempre più spesso si dice che ‘l’occupazione è una cosa da uomini’. Più nello specifico, l’Istat ha segnalato che attualmente è occupato il 49,8% delle donne, il massimo delle serie storiche, che però resta comunque di 10 punti inferiore al tasso maschile – e di 12 punti al di sotto rispetto alla media europea.

«Di certo il problema dell’occupazione femminile in Italia è ancora molto lontano dall’essere risolto» spiega Carola Adami, amministratore delegato della società di head hunting Adami & Associati «e il nodo principale continua a essere quello della conciliazione lavoro-famiglia, con le donne che ancora oggi, nella maggior parte dei casi, si devono fare carico dei figli e, spesso, anche dei genitori».

Indubbiamente la soluzione a questo problema di lungo corso è quella di aumentare i servizi, a partire dagli asili nido: «nel nostro Paese sono ancora tantissime le donne che, all’arrivo del primo figlio, escono in modo definitivo dal mondo del lavoro» sottolinea Carola Adami.

Ciononostante, i numeri dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro sull’occupazione femminile in Lombardia fanno ben sperare.

«I fattori da tenere presente sono tantissimi: la stessa crisi che ha ridimensionato l’occupazione, per esempio, ha poi spinto molte donne a ritornare nel mondo del lavoro per rimettere in sesto l’economia famigliare; non si può negare, inoltre, che un maggior numero di donne laureate significa che ci sono sempre più donne in grado di affrontare al meglio il mercato del lavoro, presentandosi con tutte le carte in regola per la selezione di personale qualificato» conclude l’head hunter milanese.