“La quota di Neet, giovani che non risultano impegnati in nessun tipo di percorso di studi o di formazione, né lavorano, sul totale della popolazione della fascia 20-34 anni, è cresciuta in maniera allarmante dagli anni pre-crisi, arrivando oggi a sfiorare il 30% e a “guadagnare” il record europeo”.
Il dato sui Neet è il più significativo del disagio occupazionale giovanile, molto più del tasso di disoccupazione, che viene calcolato in modo da non scorporare i ragazzi che studiano”. Dichiara in una nota il Segretario Generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra.
“Se a tale dato aggiungiamo che, sempre secondo i dati Eurostat – sottolinea Sbarra – il tasso di dispersione scolastica è al 14% rispetto alla media Ue del 10,6% e che l’Italia è anche al penultimo posto in Europa per numero di laureati, prima della Romania, possiamo capire come una delle cause di tale disagio vada ricercata in un sistema scolastico ed universitario penalizzato dai tagli delle risorse e dal blocco delle assunzioni e dalla totale carenza di adeguati servizi di orientamento.
Inoltre i giovani sono da anni penalizzati nell’accesso al lavoro, per una serie di motivi che vanno dalle riforme pensionistiche, al blocco del turn over nella Pubblica Amministrazione, alla mancanza di un sistema di servizi all’impiego adeguato, all’utilizzo smodato dei tirocini, problemi a cui si è sovrapposta la lunga crisi economica ed ora una nuova fase di stagnazione.
A fronte di tale situazione, non c’è da stupirsi per il forte aumento di giovani che vanno a cercare all’estero migliori condizioni
“C’è invece da realizzare un piano di riqualificazione del sistema formativo-educativo- conclude Sbarra- un sistema di orientamento verso percorsi di studi che assicurino un futuro occupazionale, dalle nuove tecnologie alla tutela ambientale, nonchè rivedere il sistema degli incentivi al lavoro giovanile, per non impoverire il Paese delle sue risorse migliori e soprattutto per non togliere il futuro ai nostri ragazzi”.